5 giugno
Giugno è una cupola azzurra, un coperchio di vetro: se ci guardi attraverso intuisci i misteri del cielo.
Giugno è una cupola azzurra, un coperchio di vetro: se ci guardi attraverso intuisci i misteri del cielo.
La sera, quando scendo a chiudere il pollaio, le gazze sono tutte a becchettare nel prato, prima di rintanarsi nel loro nido-fortezza di fronte alla finestra della mia camera da letto. Le loro piume nereblu brillano sul verde.
Sta per chiudersi il cancello delle scuole e spalancarsi il portone dell’estate – un altro ciclo si chiude, e il mio cuore è in bilico tra peso e leggerezza, basta un sussulto per farlo scivolare dalla parte sbagliata.
Per non parlare delle altre cose, le cose che succedono nel mondo e io mi sento così lontana, perché se solo mi soffermassi a pensare di esserci così vicina, invece, tutto quello che sta là si rovescerebbe dentro e intorno, e non ci sarebbe più argine che tiene, e finirei sott’acqua con i pesci.
Non è sempre un buon momento, per tenersi vicini al mondo. Certi giorni bisogna stersene vigliacchi e distanti.
Quando lo sento, il cuore, che barcolla e tentenna, scendo nel prato e osservo. I cavalli, Ophelia la puledrina, le minilepri curiose, le formiche sui tronchi, le galline e i corvi che planano bassi.
Li osservo e mi chiedo: tutta la vita a meditare, cercare la pace interiore, fermare le oscillazioni della mente… Tutta questa fatica quando bastava nascere gazza?
Forse sbaglia chi parla di reincarnazione: forse la prossima vita, se in questa ci saremo evoluti abbastanza, rinasceremo elefante o scoiattolo.
Giugno è una cupola azzurra, mi sdraio nel prato e mi perdo. Oltre il coperchio di vetro sono uccello nuvola mosca – un istante soltanto.
12 giugno
Del mio esame di terza media, ricordo con esattezza di aver copiato durante lo scritto di matematica.
Del mio esame di terza media, ricordo con esattezza di aver copiato durante lo scritto di matematica.
Un esercizio proprio non veniva – non abbiamo mai avuto un rapporto idilliaco, i numeri e io.
Loro chiedono precisione, io mi appello alla levità della vaghezza.
Oggi, lo scritto di matematica tocca a Lemuele. Proprio adesso, in queste ore.
Lo immagino seduto al banco, mentre rosicchia una biro e pensa un po’ all’esercizio e un po’ guarda l’orologio. So che la sua mente scalpita, è già via, all’estate che lo aspetta, ai giorni senza libri e senza sveglia.
Lo immagino e immagino io com’ero alla sua età e lui com’era il primo giorno di asilo, il sacchettino a quadretti e le pantofoline, e il primo giorno della prima elementare, lo zaino troppo grande e lo spazio tra i denti, la tabellina del 3 e quella del 7 e le figurine all’edicola dopo la scuola, e mi sembra chiaro, lapalissiano, che si tratta di un inghippo spazio-temporale: un errore di calcolo di proporzioni bibliche.
Che forse pure Dio, c’ha problemi con la matematica.
Socchiudo gli occhi e sono di nuovo su quel banco in formica – la biro rosicchiata, i prof alla cattedra, il protocollo da riempire, quelle cifre che mi sfuggono.
Come si trova l’area del cerchio?
Ho il cuore che frulla come il bastone nella mani di una majorette e le mani sul foglio sono quelle di mio figlio.
Tranquillo, amore mio, anche se un pigreco ti sfugge, scoverai il modo di far quadrare il cerchio e troverai che la vita non risponde a nessuna formula esatta, ma a un continuo ricalcolo – sfibrante e bellissimo.
Io resto ferma a guardarti da qui, dal centro esatto e inscalfibile del Sempre, in barba al correre del tempo e alle leggi della fisica.
13 giugno
Orale dell’esame di terza media
Orale dell’esame di terza media
femmine vs maschi
(trova le differenze)
La ragazzina in attesa del suo turno agli orali:
ripete la tesina alle amiche fidate, in ordine cronologico, alfabetico, crescente, decrescente e trasversale, per disciplina e per prossimità geografica, su un piede solo e con le mani legate dietro la schiena, la traduce in altre lingue, ripete date e nomi allo sfinimento e immagina collegamenti tra le materie ripescando dai ricordi scolastici dalla prima elementare in poi.
Il ragazzino in attesa del suo turno agli orali:
“Vabbè, intanto che aspetto mi rilasso con un videogioco”
(si scherza, naturalmente. Fanno così tanta tenerezza, questi non più bambini e non ancora ragazzi che, a guardarli in un momento di vulnerabilità come gli istanti prima del primo esame della loro vita, si allarga il cuore).
18 giugno
“Le porte dell’estate dell’inverno son bagnate”
“Le porte dell’estate dell’inverno son bagnate”
– è proprio il caso di dirlo (o cantarlo).
Sono giorni di pioggia e sole, tra un esame, un concerto, un ritiro di meditazione. Giorni di panni stesi in balcone e ritirati in fretta, di Demon Copperhead, di giri in moto, di corse con gli stivaletti cercando l’ombra intorno a casa, di pratiche di yoga gentili, sotto gli alberi, coriandoli di luce e insetti.
Sono i giorni del primo telefonino di mio figlio, del suo primo motorino – sbucciarsi per bene le ginocchia in cortile, prima di affrontare la strada, sbucciarmi per bene il cuore prima che lui affronti il mondo.
Sono giorni di notiziacce che viene voglia di bruciare i giornali, e di sere lunghe, dolci, una coperta soffice di luce sui prati, un’onda verde e viva.
Tra tre giorni è estate, il Maestrone ha appena compiuto gli anni e non smetto di cercare il mondo negli angoli di casa, e non smetto di cercarmi nei libri e nei poeti, nelle parole delle sue canzoni – e non smetto di cercare.