
Poi un giorno va un pochino peggio perché ti senti stanca e misuri la febbre e la febbre c’è e sfanculi un po’, Porcavacca, proprio adesso che sono in vacanza e che dopo dobbiamo andare al mare, mai una volta durante l’anno, ‘ste rogne.
Non esiste un nome per tutto. Non c’è un termine preciso, affilato come un bisturi, per sezionare le sensazioni, né macchina fotografica che possa fermare e descrivere ogni stato d’animo.
Non c’è una misura per le emozioni, niente scala Richter o Mercalli che riesca a misurare quanto un uomo sappia stravolgerti il cuore, per esempio. Non c’è categoria o insieme di tag che sappia dettagliare il significato di un post. Non c’è un nome per ogni sfumatura di colore e forse ci sono stati d’animo che non possiamo capire perché non hanno un nome proprio. La vita è piena di cose senza titolo. O magari ce l’hanno in un’altra lingua, dove probabilmente mancherà qualche altra cosa. (Noi mica ce l’abbiamo la saudade o la weltanschauung, per esempio).
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