Mam-ma do-po la nan-na si va al-la-si-lo?
Sillabe messe in ordine come sentinelle, tutte sull’attenti e legate da una stretta di mano leggera: sono le frasi di Eliandro, due anni e un pugno di mesi, che già da qualche tempo si sforza in tutti i modi di farsi capire. E quanto chiacchiera!
E’ decisamente avanti nella costruzione delle frasi: inventa, sperimenta, quando il vocabolario langue si aiuta con le mani, con il corpo, persino con i piedi: arriva al mimo. Ma è bravo, non si arrende, anche quando la mamma è tarda e chiede Ripeti, amore mio, ridimmi ancora, per un numero di volte che tende all’infinito.
Lui caparbio: ripete, strizza gli occhi, disegna nell’aria il suo desiderio, lo indica con le dita, mi prende per mano e mi porta a vedere.
Non ha una parola jolly come suo fratello, lui improvvisa.
Lui caparbio: ripete, strizza gli occhi, disegna nell’aria il suo desiderio, lo indica con le dita, mi prende per mano e mi porta a vedere.
Non ha una parola jolly come suo fratello, lui improvvisa.
A volta mi affatica la sua fatica, a volte mi intenerisce al punto che vorrei sentirlo parlare per ore. La boccuccia che scandisce a suo modo, gli occhi che vanno in giro come a catturare i pensieri per meglio affidarli alla voce. E dire, ridire, con la fiducia incrollabile che prima o poi verrà capito ed esaudito.
Quale è stata l’ultima volta in cui ho fatto uno sforzo così grande per imparare qualcosa?
Quale è stata l’ultima volta in cui ho fatto uno sforzo così grande per imparare qualcosa?
Quale è stata l’ultima volta che ho avuto l’incrollabile certezza che prima o poi verrò compresa?
Se la me adulta si trovasse davanti un’impresa come la sua, probabilmente rinuncerebbe in partenza: dover apprendere un universo di norme, regole, codici. I bambini, loro, no: sanno vivere l’adesso e così, passo dopo passo, scalano l’impensabile.
Loro traducono l’intricata matassa di segni che sta nelle loro testoline in parole facili, e ce le offrono con generosità.
Se la me adulta si trovasse davanti un’impresa come la sua, probabilmente rinuncerebbe in partenza: dover apprendere un universo di norme, regole, codici. I bambini, loro, no: sanno vivere l’adesso e così, passo dopo passo, scalano l’impensabile.
Loro traducono l’intricata matassa di segni che sta nelle loro testoline in parole facili, e ce le offrono con generosità.
La bellezza delle cose ha consonanti zoppe e vocali sbiascicate.
Anche e soprattutto così ci dimostrano il loro affetto: nel volersi fare capire, nel volerci piacere, nell’appartenerci.
E nelle dichiarazioni d’amore che seminano in giro.
Come quando porto Eliandro con me e lui dice a tutti: Quet-ta è mam-ma MIA.
O come l’altra sera, quando mi ha carezzato il viso con mani goffe e ha detto:
Vo-jo dare tanti ba-ci te.
Scandito bene.
E nelle dichiarazioni d’amore che seminano in giro.
Come quando porto Eliandro con me e lui dice a tutti: Quet-ta è mam-ma MIA.
O come l’altra sera, quando mi ha carezzato il viso con mani goffe e ha detto:
Vo-jo dare tanti ba-ci te.
Scandito bene.
Il jolly è: succhiare tutta la dolcezza tra queste parole balbettate e ballerine. Qui si annida Meraviglia
Tags: bambini, crescere, jolly, linguaggio, parole, sentimenti, sforzi
Sono veramente commossa!