Giochiamoci il Jolly: Blog di Fioly Bocca

  • Go to North – Vesteralen e Lofoten Island

    On: 1 Febbraio 2023
    In: viaggi
    Views: 394
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    28 dicembre 2022
    Bodo, oltre il circolo polare artico. La chiamano Porta del Nord.
    Ci siamo arrivati ieri notte, il volo due ore in ritardo, mezz’ora a piedi per guardarci intorno, il check in è stato un mazzo di chiavi nella buca delle lettere.
    Oggi ha cominciato a schiarire intorno alle 10. Il paesaggio è indescrivibile. Per terra tutto è neve e ghiaccio, o ghiaccio, o neve ghiacciata e la vera impresa è tenersi in piedi. Camminiamo adagio, quindi, cercando equilibrio, come muovessino ora i primi passi, guardandoci intorno per cogliere più dettagli possibili, per imprimere nella memoria questa luce pazzesca, che adesso, al crepuscolo, non è giorno nè notte.
    All’avamposto del nulla – adesso solo acqua all’orizzonte e montagne basse, imbiancate – aspettiamo il ferry boat.
    Siamo alla porta del Nord, pronti ad attraversarla, su su per il mare della Norvegia, verso la lunga notte polare.

    29 dicembre 2022
    Ieri l’attesa del traghetto per Moskenes è durata ore. Ritardo. Era difficile capire se e quando sarebbe passato (tutto il mondo è paese, quindi).
    Rintanati in una sala d’aspetto/chiosco con cucina orientale, abbiamo aspettato. Leggendo e giocando a carte mentre fuori il buio si infittiva.
    Arriva? Che facciamo se non arriva?
    Ancora una briscola.
    Due pagine di Basho.
    Alla fine, siamo partiti.
    La macchina che abbiamo affittato ce l’hanno lasciata al porto con le chiavi sopra, semisepolta dalla neve. Siamo arrivati alla nostra casetta intorno a mezzanotte, bianco e silenzio e acqua scura tutto intorno: le chiavi erano nella toppa.
    E ancora una volta eccolo qui, il grande maestro Viaggio che viene a dirmi: fidati, affidati. Non puoi tenere tutto sotto controllo.
    Delimiti, recinti, programmi calcolando data e ora, ma la Vita è un vento di tramontana che spariglia le carte, che alza neve ai bordi delle strade e cambia le mappe.
    Allora questo c’è da fare: mettersi comodi e godersi il paesaggio.
    (Questo posto, poi, con le porte aperte e le finestre senza tende, è un ottimo esempio di fiducia nel prossimo).
    E adesso, irriducibilmente verso Nord – le Vesteralen, Sortland e poi su, fino a dove? Vedremo.
    Intanto, andiamo.

    30 dicembre 2022
    Com’era la cosa degli Spiriti Guida?
    Incontrare questi animali, oggi, in un parco semideserto, attorniati dal bianco, dal silenzio rotto dal sibilio del vento, è stata un’esperienza più emozionante di quanto avrei pensato.
    Sono usciti quasi tutti dalle tane, sono venuti a curiosare. (A salutare?) Perfetti ospiti, ci hanno accolti con tutti gli onori. Orsi, lupi, linci, alci, cervi, volpi artiche, buoi muschiati.
    Come era la cosa degli Spiriti Guida?
    Nel dubbio, i miei desideri per il 2023 oggi io li ho confidati a loro… chissà che non mi abbiano sentita.

    31 dicembre 2022
    Andenes. Il luogo più remoto del viaggio, finora.
    Il punto da cui si parte in cerca di balene. Ci siamo arrivati che era buio pesto. Qui anche le ore centrali del giorno non sono che un baluginio, una striscia biancastra all’orizzonte.
    Era buio, dicevo. Ci ha fermati un ragazzo, gli abbiamo offerto un passaggio. Viene dalla Thailandia, è in Norvegia per lavorare. Da Bankok a Andenes, qui, alla fine del mondo. Ci ha offerto un caffè in una stazione di servizio. 
    La luce non veniva e così, senza più aspettarla, siamo andati a camminare sul molo. Il vento era una mano che ti tirava e ti spingeva in ogni direzione e, sotto i piedi, il ghiaccio ti faceva pattinare. Difficile restare in piedi. All’orizzonte: ombre. Poi: mare e poi altra terra e altri monti.
    Non finisce qui, allora, il mondo?
    Non finisce. E allora vi auguro di trovare il vostro punto di equilibrio, e, se lo perdete, trovarlo ancora. E un desiderio potente come un vento che quasi quasi sembra che basti allargare le braccia per alzarsi in volo. Che questo ci salva: un sogno.
    E la voglia di salpare.
    Ogni momento è quello giusto per intraprendere un’azione, anche piccola, che ci faccia sentire che stiamo andando.
    Che c’è nuova luce, nuova terra, anche quando abbiamo l’impressione che sia finita qui.
    Andiamo, allora. Andiamo a vedere.
    Felicità!

    1° gennaio 2023
    Ieri sera, prima di uscire in cerca di alci, fuochi d’artificio e aurora boreale (trovati 2 su 3) come da tradizione abbiamo scritto i nostri desideri/buoni propositi per il nuovo anno su tanti bigliettini che, una volta a casa, metteremo in un barattolo.Stamattina siamo partiti presto. Desideravo fortissimo un caffè, ma niente da fare: il primo dell’anno in Norvegia è quasi impossibile trovare qualcosa di aperto. Siamo arrivati a Nyksund dentro una bufera di neve e ghiaccio che si faticava a tenere aperti gli occhi. Passata nel giro di poco: qui il meteo non annoia mai.
    La Lonely Planet racconta che questo remoto villaggio di pescatori abbarbicato sulle scogliere è una storia di rinascita. Abbandonato nel 1975, a causa di una tempesta che lo ha distrutto, è stato poi ricostruito da un gruppo di artisti. Adesso in inverno ci vivono in cinque. Non abbiamo incontrato nessuno ma abbiamo trovato tracce dei residenti qui e là, sulla neve fresca, nella luce accesa dentro una casa, in un gatto raggomitolato dentro una roulotte.
    Intanto il mare oltre la barriera del porto ruggiva che avreste dovuto sentirlo.
    Chi può vivere qui, dove la strada si inabissa in mezzo alle rocce, tra neve e vento e acqua, sul confine di un mare che dà l’impressione di non pacificarsi mai… Eppure, qualcuno ha avuto il coraggio di ricominciarsi da qui.
    Aggiungo questo, mentalmente, ai miei propositi: ricominciarsi sempre.
    Anche se il mondo non inizia e non finisce. E noi?
    Noi neppure.
    Noi possiamo dare vita a nuove versioni di noi stessi e di quel che ci sta intorno. Che altro serve? Gratitudine, perchè è una cosa mica piccola, questa.
    (Il caffè l’ho trovato intorno alle tre, in una stazione di servizio, dentro una notte già fermissima. Annoto anche questo, caro 2023: molto arriva a chi sa cercare – oltre a: fai scorta di caffeina ogni volta che puoi).
    Buon ri-cominciamento a tutti!

    2 gennaio 2023
    “La conoscenza del movimento costante del presente gli permette di abitare il viaggio”.
    Lo scrive Chandra Livia Candiani a proposito di Basho, autore (fra il resto) di “Lo stretto sentiero del profondo Nord”. Questo libro è stato un colpo di fulmine in aeroporto e ne leggo ogni giorno alcune pagine.
    La frase sopra mi ha fatto molto pensare. Si cerca tanto -nello yoga, nella meditazione- la presenza cosciente. Quell’essere tutto nell’attimo, che riesce meglio (credo) quando ci si dedica ad attività nuove, non ripetitive.
    Fatico a comprenderla. Mi sforzo, ma ho l’impressione che sempre mi sfugga qualcosa.
    Però in quel porto di Bodo, prima dell’imbarco per questo luogo mai visto prima, ero davvero tutta nel presente, con il cuore accelerato per l’emozione. È questo che cerchiamo?
    Abitare il viaggio.
    Abitare l’attimo. Essere lì dove la tua vita succede: questo è il senso? Forse la sfida è portare quel sentimento di possibile nelle cose piccole di ogni giorno. Quando suona la sveglia il mattino e c’è un treno da prendere, un pc da accendre, una moka da mettere sul fuoco, la scatoletta del gatto da versare nella ciotola.
    Il sentiero è stretto, ci dice Basho. Quello che vale la pena raggiungere, merita lo sforzo. Tocca provare.
    Abbiamo raggiunto le Lofoten poco fa. La nuova casa è calda e accogliente. Ci sono calzini di lana nella cesta accanto all’entrata, lucernari sopra i letti, coperte di pecora sulle poltroncine e un vecchio telefono sulla cassettiera. Fuori piove, bevo un black chai e leggo qualche pagina mentre i bambini fanno i compiti. La notte è già incollata ai vetri e le luci delle case in lontananza raccontano un’infinità di storie.
    “Celebre luna
    così mutevole è il tempo
    nel paese del Nord.”
    Basho

    3 gennaio 2023
    Nusfjord è un villaggio conosciuto sulla costa di Flakstadoy. Ci abbiamo trovato diversi turisti italiani, almeno una decina – un numero altissimo per lo standard del viaggio.
    Siamo entrati in un caffè con i tavoli accanto a finestre a picco sul mare, i candelabri a triangolo che usano qui. Di fronte c’era l’esposizione di due artiste norvegesi contemporanee (tele con aurore boreali e deliziose piccole carte con tratteggi di volpi e orsi e foreste e gente in cammino).
    È stato strano e bello, in questo pezzettino di mondo sperduto, incontrare e riconoscere @bookwithoutfrills con cui ci seguiamo su Instagram.
    Vikten lo abbiamo trovato deviando sulla via del ritorno: un villaggio rurale steso sulle scogliere, le case sparpagliate come carte cadute da un mazzo intorno all’unica strada, arrosata dalla luce del tramonto.
    Abbiamo camminato sulla spiaggia – la neve che si trasforma in sabbia, e poi in onde nerissime e all’orizzonte in altre rocce e neve. Abbiamo mangiato pane spalmato di una salsa al bacon spremuta da un tubetto, osservato un’aquila di mare appollaiata su uno scoglio.
    Pochi incontr, qui.
    Un uomo spalava l’ingresso della piccola scuola mentre un bambino tutto intabarrato lo aspettava sul trattore.
    Tre ragazzine bionde sulla strada di ghiaccio, gli sguardi intimiditi e le risate complici, i visi arrossati, i capelli biondissimi nel vento. Intorno a loro il nulla, davanti agli occhi tutta la vita e loro pronte sul bordo, alla vigilia del tuffo.
    Alle loro spalle, tra le montagne aguzze e il mare, una luna gigante si spostava alla velocità di un sottomarino.

    4 gennaio 2023
    L’aurora boreale è un fenomeno atmosferico ma somiglia a una benedizione.
    O è il contrario?

    4 gennaio 2023
    “Nord
    Mille e una notte laggiù.
    Luna nel viaggio
    Tra le aquile”
    Questa mattina ci siamo alzati con l’aurora boreale ancora negli occhi. Mentre mi vestivo (il solito outfit multistrato) ho messo Nord di Paolo Conte in loop.
    Fuori c’erano 10 gradi sotto lo zero, una luna tonda che ci ha seguiti tutto il giorno come l’occhio di Odino e la neve che scintillava sotto i fanali, seminata di lucciole.
    Al supermercato, la cassiera ci ha detto: Sono felice oggi, il sole sta tornando.
    Ma mi creda, avrei voluto dirle, a me basta questa notte polare, questa luce lunare, tutta questa bellezza irreale, che non fa che urlare guardami, guarda dove sei, guarda quello che hai intorno…
    Abbiamo camminato (pattinato) sul lungomare di Eggum mentre i bambini conversavano di un videogioco che vogliono realizzare e si lanciavano di culo sulle scogliere innevate, mentre la notte si scioglieva in rivoli e strisce e bagliori e Paolo Conte cantava nella mia testa, solo per me. Lui cantava e io cercavo parole per dire tutta quella bellezza, ma nessuna era appuntita e potente abbastanza.
    Ho respirato, guardato intorno. Mi son detta Pazienza. A che servono?
    Non servono mica.

    5 gennaio 2023
    Eravamo a Reine, poco prima dell’ora di pranzo, quando Federico ha urlato: guardate là!Il sole. Un’unghia di luce sul mare.
    Per la prima volta da quando siamo qui (ecco cosa intendeva, ieri, la cassiera al supermercato), il disco arancione è uscito dal letargo. Uscito non proprio: ha giusto fatto capolino per dare un’occhiata, per verificare che tutto fosse in ordine. La lunga e inviolata notte artica è finita anche per quest’anno. Comincia un nuovo ciclo.
    Così, nel cuore del duro assedio di Generale Inverno, si intravede il miraggio di nuovo caldo, nuova vita che fiorisce. Non è questo il miracolo? Questa ruota che gira, questo eterno andare verso qualcosa.
    Oggi il vento era scatenato e stare fuori a lungo difficile. Abbiamo attraversato in auto Flakstadoy, ho camminato sola sulla sabbia bianca della spiaggia di Ramberg. Guardandomi intorno, mi aspettavo a ogni istante di vedere sbucare Gandalf con il suo bastone ritorto o una creatura del regno di Narnja.Il sole si è mostrato per una mezz’ora soltanto -un’alba mischiata al tramonto- prima di tornare a cedere lo scettro alla lucentezza della luna. Ma la sua coda rosata ha trasformato il paesaggio un’altra volta: un altro piccolo grande gioco di prestigio di questo cielo irreale.

    6 gennaio 2023
    Henningsvaer è chiamata la Venezia delle Lofoten.L’abbiamo attraversata a piedi, le mani sprofondare nelle tasche per tenerle al riparo dal vento gelido che da un paio di giorni ti segue persino nel sonno e al mattino alza sbuffi di neve e ghiaccio sulle strade bianche.
    Ci siamo rifugiati in un caffè (qui aprono quasi tutti alle 11) pieno di candele di tutti i colori sui tavoli e alle pareti, e ho mangiato una rotella alla cannella per cui potrei sviluppare una dipendenza in due giorni. Massimo tre. Il caffè costa tantissimo ovunque, ma puoi riempirti la tazza all’orlo e servirti di acqua fresca ogni volta che ti va.
    Siamo risaliti in macchina e siamo usciti dalle rotte della Lonely Planet, intorno a laghi ghiacciati dove l’acqua era azzurra e verdina, coperta di arabeschi. Abbiamo attraversato lunghi ponti e visto il mare portare alla terra blocchi di ghiaccio e neve, come nei documentari sul mare Artico.
    Ho l’impressione che sia sulle strade meno battute che si incontra l’atmosfera più autentica.
    Mi sembra di aver scorto lo spirito di queste terre nei villaggi deserti coperti di neve, poche case, un trattore, tutte le finestre accese. Nelle spiagge battute da un vento feroce, nelle stazioni di servizio che aprono per prime nella notte – un caffè lunghissimo, pochi avventori con gli occhi ancora presi dal sonno. Nelle mosse di un vecchio tutto intabarrato sulla soglia di casa, passi cauti nella neve, la luna un lampione.
    Nelle piccole barche di pescatori che ballano al ritmo dell’onda insonne, nelle pale appoggiate vicino alle porte. Nella stella di Natale ancora appesa vicino a una chiesa, nelle orme di chi per primo ha pestato l’ultima neve.

    7 gennaio 2023
    Ieri sera, verso le undici, siamo usciti a fare due passi. Siamo in mezzo al nulla, qui: ci sentiamo a casa. Rientrando, Eliandro e io ci siamo sdraiati nella neve ammucchiata in cortile, abbiamo lasciato le sagome dei nostri corpi.
    Questa mattina siamo partiti in auto senza meta. Con una direzione vaga, e nient’altro. Dall’alto, nel nord di Vestvagoy, ho visto un villaggio che mi ha suscitato qualcosa. Ci siamo fermati poco distante, sono scesa dalla macchina e mi sono seduta nella neve. Un vecchio fienile con il tetto scolorito, un’imballatrice, uno steccato addobbato di lucine. È ancora Natale. È ancora avvento, anche se è passata persino l’Epifania.
    Tutto il paese, visto da lì, dalla riva di un lago ghiacciato, pareva una bestia addormentata e sognante, vegliato dalla luna – la luna piena del segno del cancro.
    i può avere nostalgia di un posto che non conosciamo?
    Delle vite che non abbiamo vissuto?
    (Pare che i tedeschi la chiamino Fernweh. Che loro abbiano una parola per dirlo mi fa sentire meno incompresa).
    Ho camminato sola sulla spiaggia bianca di Haukland Beach, dove la terra si infila sotto l’acqua come un tappeto e il vento alza una polvere di ghiaccio e farina. Siamo scesi tutti e quattro nella spiaggia vicina a fare foto buffe e video di acrobazie, congelandoci a turno le mani.
    Abbiamo mangiato i nostri panini al piccolo porto di Ballstad, case colorate e decorate con grandi murales di azzurri paesaggi marini e volpi acciambellate. Ho bevuto un chai latte a Leknes, in quello che ormai è il nostro solito bar.Mentre i bambini e Federico giocano a Pinnacola, penso al paese misterioso rimasto senza nome, all’erba secca che sbucava qua e là, e penso che domani c’è da preparare la borsa e c’e un traghetto da prendere – prima tappa del ritorno.Penso che il vento, questa mattina, aveva già cancellato le impronte dei nostri corpi nella neve. Il paesaggio nuovamente intatto, come tutte le cose che abbiamo solo immaginato.
    “Seminata l’intera risaia
    ora di andare
    il salice resta”.
    Basho

    8 gennaio 2023
    “Un transatlantico di carta ti regalerò
    E un aeroplano a vela
    Ed un pilota con gli occhiali lo piloterà
    Da questo a un altro cielo
    E un canarino canterino addomesticherò
    Per le giornate scure
    Di quando il mare e il cielo dicono di no
    E non si può viaggiare”
    Abbiamo lasciato le Lofoten che cadeva una neve come chicchi di riso (ci sarebbe da scrivere un trattato, qui, sui tipi di neve. Ci sarebbe da imparare le tante espressioni degli eschimesi per dirla).
    Abbiamo temuto che il traghetto non partisse, con quel mare grosso e il vento. Invece è stato più puntuale che all’andata. Siamo rimasti sul ponte a guardare le montagne appiattirsi nel buio, finché non è rimasta che una labile scia di luci lontane. Poi mi sono inchiodata al sedile, tipo stoccafisso, a prendermi gli schiaffi dell’onda, attenta a non fare troppi movimenti per non patire come all’andata. Nel dormiveglia ripensavo a Basho, allo spirito del viaggio di cui si dice vittima. Me lo immagino, lo spiritello dispettoso, o meglio, lo riconosco: quando ti si attacca al calcagno e un po’ ti frena un po’ ti spinge. So anche io quanto può essere tenace, se ci si mette.
    Siamo sbarcati a Bodo nel tardo pomeriggio. C’è meno neve di una dozzina di giorni fa e il nostro albergo si affaccia sul mare. Non fa nemmeno più così freddo: sarà che arriviamo dal Nord.
    Domani si torna. Ci portiamo a casa una conchiglia, un riccio di mare, un quaderno nuovo con le casette rosse sulla copertina. Per parlare delle cose che si toccano.
    Mi affaccio alla finestra. Mi viene in mente L’areoplano a vela di GianMaria Testa – parte della colonna sonora del viaggio. Mi viene in mente quella sua incredibile dichiarazione d’amore. Perché ci vuole un transatlantico per attraversare il mare. Ma anche un canarino canterino che ti tenga allegro, tra una partenza e l’altra, quando resti al porto.

    Alcune delle cose (oltre a quelle note) per cui -secondo me- vale la pena mettere in calendario un viaggio a Vesteralen e Lofoten in inverno:

    • gli sbuffi di neve e aria ghiacciata sulla strada, come mulinelli-le bolle (un tipo di pane speziato e col cioccolato)
    • i mille tipi di neve: quella in cui sprofondare, quella su cui pattini, quella che si sfarina, quella che il vento porta in giro, quella che scende come chicchi di riso, quella che scende a foglie, le distese che riflettono la luna…
    • bagni pubblici caldi puliti e profumati di buono (quasi tutti)
    • i sacchetti di merluzzo essiccato come snack
    • fermarsi ogni pochi passi a farsi rapire dal paesaggio
    • il traghetto gratis
    • il cappuccino al caramello salato
    • le case con le finestre senza tende, per sbirciare dentro
    • le montagne specchiate nel mare
    • i piccoli camposanto a cielo aperto, con le lapidi semisommerse dalla neve
    • i jingle alla radio-scorrazzare in auto a velocità di crociera sulla E10 e perdersi di tanto in tanto su strade secondarie che sempre portano al mare
    • gli incontri ravvicinati con alci e aquile di mare
    • le decorazioni di Natale e tutte le luci che, nella lunga notte polare, fanno somigliare le case ad accoglienti barche in mezzo al nulla
    • le stazioni di servizio
    • la cortesia e la riservata accoglienza delle persone
    • la luce del Nord, che di continuo trasforma il mondo.

    (La ciliegina sulla torta sono compagni di viaggio adattabili e avventurosi… ma quelli devi portarteli da casa;)

    “Esistono molti modi di vedere il mondo e il nostro punto di vista probabilmente definisce chi siamo davvero.”
    Da “La tua assenza è tenebra” di Jon Kalman Stefansson, l’altro libro che mi ha tenuto compagnia durante il viaggio.
    Grazie a chi ha fatto un pezzo di strada insieme a noi.



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