Il mattino molto presto, un bel po’ prima di cominciare a lavorare, o la sera dopo cena, vado a bagnare l’orto e il campo di zucchine. Incredibile a dirsi: è un momento che mi piace davvero. Controllo che le foglie siano verdi, controllo se ci sono nuovi fiori.
Più facile che trovare parole da scrivere è annaffiare le piantine una per una una: mi pare quasi di vederle respirare, mentre lo faccio.
Più facile che immaginare quello che verrà in autunno -la pandemia, la guerra, la crisi- è controllare che le foglie siano verdi, non arse dal sole come quelle di molti alberi che stanno soffrendo la siccità.
Mi sembra persino di imparare delle cose che servano alla mia vita. Per esempio, vedo che le erbacce, se bagni al piede, crescono proprio lì vicinissimo alla pianta: allo stesso modo, mi sembra, quando metti le tue energie in un progetto a cui tieni, quello diviene rigoglioso ma devi stare attento alle paure infestanti che crescono con lui e cercano di soffocarlo.Se vuoi godere dei frutti devi prenderti cura di entrambi – erbacce e piante. Ansia di fallimento e desiderio di riuscita.
Ma più di tutto, quello che sto imparando, un pezzo alla volta, è non pensarci troppo e godermi l’aria meno afosa del mattino e della sera, i colori morbidi del cielo e del silenzio e la bellezza della cura che viene da lontano – la cura di sé attraverso la cura del mondo.
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Imparare dall’orto (Istanti rubati a #luglio2022)
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L’orto e la mia idea di famiglia (Istanti rubati a #maggio2018)
I bambini quest’anno hanno chiesto loro di fare l’orto. Dietro casa abbiamo una striscia di terra, tra gli alberi da frutto e il noccioleto, dove un tardo pomeriggio siamo scesi insieme a Federico, armati di rastrelli e cipollotti. Abbiamo cominciato dai cipollotti.
Federico mostrava il punto, Lemuele faceva il buco nel terreno, proprio lì, Eliandro spingeva giù i piantini. Nei giorni a seguire son passati lo zio, la nonna, il nonno; chi ha innaffiato, chi ha infilato paletti, chi ha seminato angurie, meloni, pomodori.
Qualche giorno dopo ha grandinato; i bambini affacciati sotto il portico a guardare i chicchi bianchi battere sui tetti hanno detto Speriamo che non rovini l’orto. Speriamo.
Certo, la pioggia di questa stagione balorda ha dato una mano – quelle nuvole ampie, scure, quei cieli bigi come certi d’autunno inoltrato. Però ci vuole anche sole perché i frutti maturino e siano saporiti e servono temperature costanti. Aspettiamo e vedremo, parlerà il raccolto.
Mi piace che i bambini se ne prendano cura, certo al modo dei bambini, con interesse intermittente, subito appannato da un amico che viene per un giro in bici, da una battaglia a bombe d’acqua coi cugini, da qualche ora di gioco con il pony appena arrivato.
Abbiamo avuto giorni intensi, incasinati, pieni, difficili, alcuni persino molto difficili – ognuno a suo modo. Una grana di lavoro, una brutta notizia, un cattivo voto a scuola, il nostro gatto Buio che sta male (e poi muore), un appuntamento mancato, l’attesa di una visita medica.
Però mi piace pensare che la sera ci si può dare appuntamento nell’orto – non importa quanto sia stata dura la giornata se si possono infilare le mani nella terra, insieme, vedere cosa è venuto fuori. Nonostante la grandine, grazie alla pioggia che pure hai maledetto qualche ora prima, quando ti sei trovato senza ombrello sotto uno scroscio improvviso.
Ecco, forse essere famiglia somiglia a questo impegnarsi a seminare qualcosa insieme e vedere come va, ogni sera -non importa quanto sia stata dura la giornata – vedere come va e sperare che vada bene. Annaffiare, strappare le erbacce, piantare paletti. E sperare che vada bene.
Nonostante la grandine, grazie a certe piogge che subito ci sembrava una maledizione e invece guarda, lì, proprio lì: sta crescendo qualcosa di buono.Ciao, Buio del nostro cuore
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Istanti rubati a #Aprile
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10 promesse di primavera più 1
I buoni propositi non guastano mai, nemmeno quando ti pare poco credibile anche solo trovare il tempo per poterli formulare. Ma senza stilare liste da depennare a obiettivo raggiunto o, con maggior frequenza, da appallottolare e usare per accendere la stufa a tempo scaduto, non posso affrontare la nuova stagione. Poi ho già detto che mi piacciono i punti elenco, no? -
Scusate non mi lego a questa schiera
Incredibile: in meno di un mese sono riuscita a leggere un libro. Tutto eh, da pagina 1 fino alla quarta di copertina, indice compreso. Sono stata brava. Ho letto acrobaticamente con un pupo sulla pancia e uno appiccicato al collo, poi girando in cortile col passeggino e il libro appoggiato sopra, poi quando dormivano, ma pochissime righe perché è un gran difficile che dormano in contemporanea. Ho letto –poco poeticamente- in bagno e nelle posizioni più scomode mentre facevo addormentare Eliandro, che lui se vede un libro se lo vuole mangiare (come ogni altra cosa semi solida nel suo raggio d’azione). Ho letto ad alta voce per Lemuele, ma pochissime parole perché alla quinta o sesta lui capisce che non è una favoletta delle sue e che la mamma sta cercando di farlo fesso.
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Quel mazzolin di sedani