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Lasciamoci ispirare #4 – Il mio cuore di albume e merlot
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L’apparenza inganna
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Istanbul e le notti in terrazza al canto del Muezzin
Istanbul, agosto 2008. In viaggio: io, mia sorella, due amici di infanzia.
Sono stati dieci giorni buttati lì quasi per caso, una manciata di coriandoli sparsi su un anno difficile, di cambiamenti.
Ci siamo portati dietro, tutti e quattro, un qualche tormento sentimentale al guinzaglio (ma lungo): chi una donna in fuga, chi una storia che svapora ma ancora graffia come un gatto arrabbiato, chi l’ultimo capitolo di un libro che non si vuole chiudere, chi un nuovo amore, fragile come un bocciolo di stella alpina. -
Gli elementi dei miei viaggi (post visionario)
TERRA – Marocco
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Chilometri di terra. Dopo chilometri di terra. Dopo chilometri di terra.
Terra declinata in sabbia, in fango, in melma, in case, in argilla, in sassi.
Terra declinata in terra.
Riarsa dal sole e raggrinzita come la pelle di un vecchio contadino, come le mani legnose di un artigiano di mille anni.
Terra che non ha nome in questo luogo di nessuno che non trova posto in nessuna mappa, che si stende al confine del nulla nel deserto marocchino.
Solo di tanto in tanto, un miraggio di cammelli all’orizzonte, poi una macchia di colore: terra declinata in ceramica. Colorata come un carnevale. Fatta dalle mani sagge di artigiani che, sicuro, sono qui da sempre.
È bella questa fetta di mondo. Fatta di terra da calpestare a piedi nudi.