Ieri siamo tornati dalla montagna. Il mattino è cominciato con una nebbia che si smangiava l’orizzonte e dopo è venuta la neve – una neve ghiaccia e dritta ma fitta, potente. Abbiamo fatto una lunga camminata per trovare un amico che aveva a pranzo altri amici e ci siamo seduti nella cucina calda: brillava il fuoco dentro la stufa, il tavolo di legno senza tovaglia era apparecchiato con tre salamini, una bottiglia di vino rosso e piatti bianchi, e l’acqua per la pasta aveva appena preso a bollire.
Poi ancora nella neve, bianca da fare male agli occhi, non so se vi è mai successo di stare in tanto bianco che ubriaca, che fa girar la testa. Ai bambini non girava niente e si buttavano per i pendii con le palette, giù e su, ci facevano male i polpacci solo a guardarli scendere e salire, le guance rossissime e i berretti messi storti per le capriole.
Tornando a casa, a sera, pioveva. Tutto diventa un po’ più mogio e certamente più insipido quando smette la neve e comincia la pioggia, chissà perché. Riflettevo su questo mentre in macchina sentivamo la radio, poi Eliandro ha detto: Sapete a volte cosa mi succede?
Che cosa.
Che penso a una cosa bellissima, così bellissima, che mi viene da piangere. Ma piangere davvero, eh, con le lacrime vere.
Non ha voluto dirmi quale fosse la cosa bellissima. Non la dico mai a nessuno, ha risposto alla mia insistenza.
Ho pensato due cose: la prima che è proprio figlio mio, l’altra che adesso chissà quanto vado avanti a chiedermi quale fosse la sua cosa bellissima.
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Una cosa bellissima e misteriosa (Istanti rubati a #marzo2018)
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Emilio
Mattino di gennaio in montagna. Un gennaio un po’ anomalo, a dirla tutta, che come clima ricorda più un marzo clemente. Dopo una buona colazione, Federico e io ci avviamo a scoprire i dintorni di Chamois. Sfidiamo una strada lastricata di ghiaccio, io batto un paio di culate, nonostante il mio sangue montagnino, per via di stivaletti non proprio adatti a una spedizione antartica e l’amica Nikon che mi pencola al collo.Read More -
Chamois: un regalo fatto di passi e incontri
Ci abbiamo preso gusto, Federico e io, a regalarci gite. Che sia Natale, un compleanno o una ricorrenza inventata, uno dei due impacchetta un biglietto, lo mette sull’albero, o lo nasconde in una scatola piena di carta. Quel biglietto dice: tempo insieme, da passare là. Questa volta, tempo erano un paio di giorni per noi due soli e là era Chamois.Read More