e stapparsi un’altra birra
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Bisognerebbe baciarsi dappertutto
Bisognerebbe baciarsi a Maelbeek,sbucati su dalla metropolitana,gli occhi stupiti di una Aliceche invece di imbucarsisale in superficie.Al Bataclan si dovrebbe andare di sabato seracon gli amici la birra le ragazzea sentire suonare, ad aver voglia di strapparsi la magliettaper l’assolo alla chitarra
e stapparsi un’altra birrache domani è festa e non serve avere fretta.Bisognava camminare per le strade profumate di Damascoquando il cielo tutto intero stava su,in appoggio sulle cupole della Moschea di Solimano,tra i minareti dove cantano i Muezzin,dovevamo camminare mano nella mano.A Lesbos si dovrebbe portare i bambini a prendere il solea comprare il gelato tra le strade chiaree affittare il gommone per fare un giro a mare,le braccia oltre il bordo ad assaggiare il sale.Dovremmo baciarci dappertutto: allo Zaventemcon la valigia in mano,tra spezie e stoffe ad Aleppo dentro i suq,ballando il sirtaki a Idomenicome Zorba in equilibrio col ginocchio su.E sulla Rive Gauche, usciti da una quadro alla Doisneau,sotto la pioggia e senza ombrello a far gli scemi,urlando Rimaniamo ancora, restiamo ancora un po’.Dovremmo baciarci dappertuttoperché il cuore ha un motivo solo per saltare in aria dilaniatoe quel motivoè un bacio innamorato.Read More -
Quello che non t’ho detto
Quello che non t’ho dettoè un silenzio scalzo,una frase d’effetto.Le tue mani di radicehanno dato aria e rincalzoal verde della linfa:la terra -come l’amore-si innaffiae non si dice.Non t’ho detto ti giuroperché saranno i miei passie non le parolea farti sicuro.Tu albume, io tuorloquello che non t’ho dettosi traduce dai sognisull’orlo del giorno.Non ti ho mai dettoche hai acceso di mattino
l’estate
sbaragliando certezze,buttate nel mazzodue a duee scompagnate.Non ti ho detto
dello stupore azzurro
per la sete dei pesci
che trova ristoro
tra le tue braccia.
E dei tuoi figli,che hanno fatto intero
quello che prima
è stato soltanto
una traccia.Non ti ho dettoquello che sarebbe stata-senza te-la mia vita:un cielo col coperchio,un fuori giocoa fine partita,un punto a capoche non chiude il cerchio.Gli anni addosso
Mi si scollano di dosso gli anni,
vecchi francobolli attaccati a saliva.
Mi cade sulle spalle l’anno che garrivo
sulle spalle di mio padre, allegra e dritta,
regina di portamento sulle strade sgarrupate di paese,
tra la piazza e il cortile.Mi scivola sul petto il 1994,
anno del primo amore incoronato, in un giugno di sabbia tiepida
e sementi. E molle di ubriachezza e di qualche cosa che sembrava intero
ascoltavo le canzoni di Battisti, ballavo le canzoni degli Smiths.
Cantavo le canzoni alla chitarra senza accordi sulle dita, senza note
allo spartito, muovevo dottor martens rossi a braccio,
sul palchetto scheggiato e liso alle feste d’Unità.Dalle tempie rotola una carezza di madre,
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la raccolgo nell’incavo del collo e ci poggio la testa,
in riposo. Dondolo piano, da un piede all’altro,
cercando quella fermezza di granito,
quel basalto di tenerezza quieta che non ho trovato dopo,
dentro nessun abbraccio, dietro nessuna barricata.
(altro…)Incrocio
Ho scoperchiato mondi, per venirti a cercare.
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Ho disseminato profezie e incanti, ho distillato lacrime,
pianificato incontri col Destino.
Ho atteso notti sotto un glicine in fiamme,
ho covato silenzi più di quanto un uomo possa fare senza scordare la parola,
ho ingannato gli anni.Notte e l’Oceano
Il vento si struscia sul mare: è un gatto nero, giallo di sguardo, contro la mano che gli allunga il cibo.
Solo il vento sa fare il mestiere del vento alla sabbia: livella. Porta via tracce come non fossero state, cambia contorni al mondo.
Il vento liscia l’evidenza e la trasforma, tratta le dune al modo della memoria con i ricordi.
Il vento e il tempo stanno a libro paga dallo stesso padrone.L’onda ha il rantolio del tuono, la potenza della mano aperta a schiaffo.
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Batte lo scoglio come chi miete fa con il grano
e ti sa spaventare:
un crollo di pentole dentro la notte.
Se t’avvicini lascia sulla bocca il sale,
al modo dei pistacchi sgusciati tra i denti
e dei baci ai primi appuntamenti.Genesi di un amore
C’è stato un momento che mi sono fatta protezione perché eri bambino.Con le parole che adesso sono dei tuoi figli, con i loro stessi stupori e l’aggrapparsi alla vita come fosse una cosa facile, liana da un ramo, una cosa che ti trovi impacchettata sotto l’albero a Natale.
Semplice. Come semplice è adesso averne scordato il sapore.C’è stato un momento che mi sono fatta tenerezza perché eri un ragazzo.
Giovane come l’erba nuova di marzo, con la forza di un tronco appena screziato dalle tempeste irruenti delle estati in piena.
Giovane come me e le mie mani di calendula e neve, i sogni di rivoluzione che intrecciati tra i capelli erano promesse di cambiamento urlate ai venti.C’è stato un momento che mi sono fatta donna, perché sei diventato uomo.
Con scarpe robuste e passi che tentennano poco, solo per l’ombra di un pudore.
Con i dubbi che scavano crepe tra le promesse cieche e le certezze sceme di prima.
Con vita più vissuta che raccontata tra le mani e il cuore: adesso sai che non serve gridare per fare rumore.C’è stato un momento che mi sono fatta grande perché sei diventato padre.
Padre dei figli generati da un innesto delle nostre carni. Tu giardiniere capace di germinare piante, questa volta hai generato vita.
Tu, con me, abbiamo dato un futuro al mondo: il solo possibile, per noi.Ci sarà un momento che mi farò balsamo perché sarai vecchio.Read More
Per il dolore inevitabile del non saper fermare le lancette. Nemmeno per poco, per restare allacciati ancora, come quando ragazzi ci siamo immaginati in una bolla di sapone che non scoppia, che solamente naviga dove vogliono i venti.
Era facile, allora, non credere alla luce occidua della sera.E se non capitasse mai che tu mi chiami amore
E se non capitasse mai che tu mi chiami amore
mi accontenterò di immaginare la tua bocca che lo fa:
la a larga della virata di un Airone sul lago,
la emme morbida di una Maglia di lana
in inverno,
della Mano che mi dorme sulla pancia, distratta,
la o profonda di un’Ora con le tue gambe
che mi stringono i fianchi
-che sia fuga o che sia resa-,
la erre arrotata del Raso di pelle abbronzata
sotto il tuo sguardo nascosto.La e, che sia sempre e soloRead More
E così sia.Ma se sentirò la tua bocca
dirmi amore
scorderò vocali e consonanti
e conserverò
il bisbiglio tra le dita,
il soffio sulle ciglia,
il brivido alla base del collo.E la e di E così sia.
Fioriture
Forse verranno giorni che sarà facile piantare un rosmarino, o un fiore, e sedergli a fianco per vederlo sbocciare.
Forse ci vorrà impegno a infilare le scarpe e a sopportare il silenzio di un pomeriggio spiato dall’angolo di una tenda tirata, o dalla panca solitaria vicino al muro scrostato di casa.
Forse mancherà il vociare intorno, quello che adesso ti stanca, la corsa dietro un treno che inciampa in tutte le stazioni, arrivare a sera stanchi, con borse gonfie e agende ingombranti.
Forse delle notti la malinconia ruggirà come il lupo da cui un tempo proteggevi i pensieri dei figli, facendo delle tue braccia un nido, delle parole un porto.
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(altro…)Le cose, vedile da dopo
Le cose, vedile da dentro.
Troppo facile girarci intorno, guardarle da lontano,
sciorinare dettagli mandati a memoria
esibire nozioni che son ciarpame
che si spaccia per storia.Se parli di albero,
sii la linfa che irrora il tronco,
dell’ammalato impara la ferita.
se parli di donna, sii il suo grembo
quando è semina di vita.Non parlare di guerra come fosse cosa che sai,
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nominando terre armi divise,
ragion di stato,
se una volta non sei stato un corpo
lasciato indietro
e poi dimenticato.Pensieri d’inverno
La tenacia del fuoco a disfare la legna.
La schiena del gatto contro il vetro alla finestra.
Neve pesa sui rami, luce diafana scandisce il cielo.Ascolto il mondo che rimbomba nel petto e covo pensieri che a primavera bucheranno la terra. Spulcio ricordi e li specchio nelle fiamme gentili del camino, mentre fuori tutto si muove con la stessa illusoria lentezza.Read More