Se vi va, sbirciate: Anita e Arun vanno ad assistere a uno spettacolo del Cirque du Soleil.
Ma attraverso il buco della serratura: si tratta di un primo appuntamento…
Arun arriva puntuale, con l’auto che mi aspettavo: un vecchio maggiolone cabrio blu notte, tenuto
bene ma senza troppa cura per l’ordine all’interno dell’abitacolo. Lui scende ad aprirmi la portiera,
ma in un modo che non è un gesto galante, solo il suo normale modo di essere accogliente. “Ben
ritrovata, Anita”, con quegli occhi senza colore definito che oggi scintillano schegge giallo scuro.
Salgo al mio posto mentre il vestito a fiori svolazza indisciplinato sotto il cappotto di ciniglia
pesante. Mentre guida per raggiungere il palazzetto mi guarda di sbieco, voltandosi a tratti verso la
strada, come fosse una cosa che non gli interessa poi molto.
Il mio imbarazzo iniziale di scioglie in pochi giri di ruote e quando ci sediamo, in attesa dell’inizio
dello spettacolo, sembriamo una coppia rodata. Chi direbbe che siamo al terzo appuntamento?A volte, raramente, incontrarsi è riconoscersi.
Quando comincia lo spettacolo ammutoliamo, entrambi a seguire le nostre acrobazie mentali, come
se ci fossimo anche noi, appesi a quegli aggeggi, a volteggiare come falene intorno alla luce di un
lampione solo, che buca la notte. Osservo quei corpi tesi in uno sforzo ai limiti dell’umano e quelle
loro facce che ridono, incuranti di tutta la fatica. Penso che così ero io, l’altro giorno in ospedale,
con un sorriso poco convincente mentre ogni pezzetto di me era impegnato a non andare in briciole
e dissolversi, semplicemente.Per quelle due ore di spettacolo mi sembra che tutto abbia una sua armonica coerenza.
Non so se si riesca a capire. Ma è come se d’improvviso mi trovassi a una festa organizzata apposta
per me. Come se quel leit motiv, Alegrìa, fosse la chiave di tutto, un guizzo dell’animo che mi
riporta da me, in un luogo soltanto mio. Come se tutto in quel momento si ricomponesse: quel mio
lavoro senza passione, una relazione che non mi scalda più il cuore, persino la malattia di mia
madre. Tutto diventa un grande passaggio, è chiaramente disegnato lassù: quel pagliaccio che
prende la spinta, per fare un balzo e afferrare il prossimo appiglio. Che sia la mano di un altro
acrobata o il prossimo trampolino, non importa. È quello il fotogramma che mi rappresenta, ora lo
so: l’istante in cui ti prepari al salto e non sai se volerai o tutto finirà lì.Perché questo è la vita, ora lo vedo: la prova di un funambolo alla ricerca di un equilibrio.
(Se potesse telefonarmi il Futuro mi direbbe che alle volte insegna più un disegno nell’aria, di tante
teorie sulla vita).
Che bello seguire questo progetto che diventa realtà, poi i personaggi sembrano già molto ben definiti quindi la loro storia c’è già e deve solo trovare espressione nelle tue belle parole.
The Real Person!
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grazie Marzia. speriamo che le parole siano quelle giuste 🙂
Tre parole: bello, brava, continua!
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baci grandi così!
Grazie Fioly per questa condivisione. Scrittura densissima, da assaporare pian piano.
Ti abbraccio e ti penso “all’opera” : )
The Real Person!
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grazie cara. un abbraccio a te
Bravissima. La tua scrittura prende forma e coraggio, era più timida all’inizio, più attenta e lievemente trattenuta. Ora segue leggera il viaggio dei tuoi pensieri e del tuo cuore, e il risultato è più coerente, credibile e armonico. Ci vedo un bel paio d’ali, di quelle grandi e potenti che portano lontano.
The Real Person!
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uh, quasi mi commuovi così.
fantastico presagio. grazie di cuore