Giochiamoci il Jolly: Blog di Fioly Bocca

Son buoni tutti a viaggiare mentre si viaggia (istanti rubati a #gennaio2023)

On: 6 Marzo 2023
In: istanti rubati
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16 gennaio
Sveglia alle 5.50 (incredibile, il mondo esiste a quell’ora!), uno strato di nebbia semisolida, due ore per arrivare a destinazione, tra tratti in auto, coi treni (due) e a piedi o in tram. Dopo anni di lavoro quasi sempre da casa, dovrò tornare con più regolarità in ufficio. L’entusiasmo non è alle stelle, diciamocelo.
Però, durante l’avventura al Nord ho preso appunti. Dicevo (scrivevo) che la vera sfida è portare l’atteggiamento del viaggio nelle piccole imprese quotidiane. Son buoni tutti a viaggiare mentre si viaggia… Per cui me lo ripeto qui, per ricordarmelo. Che certo un atteggiamento di stupore e scoperta porta a nuove scoperte.
Ci provo?
(Nel frattempo: al bar della stazione non c’è connessione per fare l’abbonamento e il treno è in ritardo. Convoco all’istante i miei aiutanti magici: libri e caffè, salvatemi voi!)

19 gennaio
La luce del Nord è una creatura mutevole. Una lentissima volpe artica che esce dalla tana, si muove quasi camaleontica sul manto bianco.Si muove di continuo, anche quando non te ne accorgi, anche dentro l’apparente buio.E una creatura senziente, la luce del Nord. Vede i tuoi pensieri, il modo in cui sei, e qualche volta te lo mostra.Sul treno leggo Jon Kalman Stefansson, quel suo libro incredibile che è “La tua assenza è tenebra”.
Arrivo a Torino ancora nella notte del mattino ma dentro gli occhi ho i fiordi d’Islanda, Gudridur che sulla sua giumenta cammina incontro allo spavento e alla meraviglia. Incontro alla passione e al tradimento. Cammina dentro la luce già d’autunno che non è molta, che immagino fievole e docile, che la accompagna e parla con lei di quel che l’aspetta.
(Eh sì, la luce del Nord e i libri di Stefansson rendono il mondo un posto migliore)

28 gennaio
Questa mattina, poco prima dell’alba, hanno visto un lupo nel prato vicino a casa nostra. Proprio accanto al confine del nostro prato. Un bel bestione, ci hanno detto. Giovane, arzillo, una testa grossa così. Non spelacchiato e magro come certi altri che si sono visti in giro. Ha attraversato la strada, il campo, per infilarsi nel bosco.
Mi fa un certo effetto. Vado spesso in giro da sola, anche al buio. Non attaccano l’uomo, dicono. Eppure ci penso. Cosa farei se me lo trovassi di fronte? Mi viene in mente il periodo in cui scrivevo “Quando la montagna era nostra”. Quanto li ho immaginati gli orsi, quelle creature possenti e solitarie, aggirarsi nel fitto del bosco.Fanno così le paure. Ci aspettano acquattate dietro una curva, nella penombra umida della sera. Al risveglio da certi sonni brevi e tormentati.
Non sono le paure -soprattutto, loro- a dare forma al mondo? Non sono loro a scriverne i confini? A delimitare lo spazio che ci diamo il permesso di esplorare?
Le mie paure somigliano a queste bestie selvatiche, uscite da un libro di fiabe o da un racconto dell’orrore. Sanno di luoghi spopolati, notti di luna piena, domande che vanno indietro, indietro, fino all’alba del mondo.Un po’ gli rassomiglio, un po’ mi si infilano nei sogni, mi tolgono voce.
Qualche volta, mi fanno compagnia.




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