L’ho svegliato all’alba – la sua alba, lui abituato a dormire anche fin dopo le nove – e l’ho visto stiracchiarsi abbracciato al cuscino, nascondere il musetto sotto la coperta e poi riemergere con quel faccino buffo, mezzo assonnato, mezzo divertito.
Gli ho fatto il solletico per farlo ridere e l’ho preso in braccio per portarlo in cucina a fare colazione, tutto arruffato e scalzo com’era. L’ho infilato nel seggiolone accanto a quello del fratello, stessi occhi ancora incollati dai sogni.
Gli ho fatto il solletico per farlo ridere e l’ho preso in braccio per portarlo in cucina a fare colazione, tutto arruffato e scalzo com’era. L’ho infilato nel seggiolone accanto a quello del fratello, stessi occhi ancora incollati dai sogni.
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