
Quelli che ricordo dopo: avevo pochi anni e molta voglia di uscire di casa e partecipare alla vita, ancora misteriosa, dei grandi (ovvero quella fascia di popolazione imperscrutabile tra i 15 e i 20 anni). Con un’amica si stava in cortile a dar guerra all’afa a suon di ghiaccioli, ma al primo scoppio di urla o fischi si sgattaiolava veloci, fino al bar poco distante, a sbirciare le reazioni alla finestra, a intuire un rigore non dato o un fuori gioco appeso al fischio dell’arbitro.
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