Quando qualcosa non mi va -mi rende triste, mi mette ansia, mi destabilizza o tutte queste cose insieme- adotto una tattica: mi rimpicciolisco. Mi vedo dall’alto, e da dopo.
Per vedermi dall’alto uso quella tecnica cinematografica che sposta la telecamera dal particolare all’universale: ci sei tu che riempi l’inquadratura, poi la tua famiglia, il paese, la nazione, mondo, universo. Siamo minuscoli e brulicanti e così imperfetti. Questo mi rasserena? A volte.
Poi, mi vedo da dopo. Ammesso che campi altri 50 anni (bè, essere ottimisti non conta nulla) e ammesso che mi sia conservata la memoria (anche molto ottimisti, perché no): che importanza avrà quello che mi è successo oggi? Che impatto avrà avuto su quello che è venuto dopo? Di solito la risposta varia da poco, molto poco a nessuna.
In questo mese di settembre mi sono impratichita parecchio in questo esercizio. L’inizio dell’autunno è venuto in salita, di quelle salite di cui non vedi esattamente la fine o dove ti portino, ma senti che hai un po’ il fiato corto e la gola riarsa.
Passo a passo, mi sono detta.
Passo a passo, continuo a dire.
Ci sono state anche cose belle. Il mare della Liguria a fine stagione, l’inizio della scuola, incontri interessanti e un po’ di solitudine. Da un po’ non la frequentavo. La solitudine intendo. Stare una giornata quasi intera senza nessuno intorno.
Lavorare affacciata alla finestra, anzi due, spiare le abitudini di un corvo che passeggia sulle tegole del tetto di fronte. Sembrava impegnato a immaginare la rotta, mentre si guardava intorno col becco in aria, zampettando avanti e indietro. Ogni tanto mi sembra che ci facciamo compagnia.
Mi sono detta: fai come lui. Ricalibra. Non è che non si possa cambiare strada mai. Me lo dico abbracciandomi un po’, come se fossi una bambina che si è persa nel bosco. Me lo dico piano: fai come il corvo, ricalibra.
Lo sto ancora facendo, impegnata a capire le coordinate.
_Signor corvo, te che vedi da là?
Non mi risponde quasi mai.
Nel frattempo, mi prendo l’ultimo sole e do il benvenuto alla nebbia del mattino, mi guardo intono cercando di tenere l’equilibrio (Ho detto equilibrio?).
E ogni tanto torno alla mia tattica: respiro a fondo, mi faccio piccola. A volte funziona. Non sempre, certo, ma si può provare. L’importante è non farsi fregare: il punto non è tenere a mente che siamo insignificanti, proprio no. Il punto è tenere a mente che il significato è altrove.
Il punto non è tenere a mente che siamo insignificanti, proprio no. Il punto è tenere a mente che il significato è altrove. Read More