Ci sono posti, e giorni, che oggi sfavillano sotto un sole d’autunno misericordiosamente caldo, mentre noi li percorriamo tenendoci saldamente per mano, nella presunta normalità di un qualunque sabato mattina di ottobre.
Sono questi stessi posti e giorni che domani, nella memoria, saranno strappo, vento, e incendio. Non più aderenti alla verità nuda del terreno e delle cose, ma fedeli alla geografia dell’anima.
Ci terremo forse ancora la mano, guardando a quelle bolle di tempo fragili nel ricordo e scintillanti, ma senza più stringere la presa: sapremo allora, con l’evidenza dei fatti, che avevamo una vita intera per smettere di tenerci, e non l’abbiamo fatto.
Avremo visto cambiare la luce alla finestra così tante volte da finire per credere di aver vissuto sempre.
E forse. Forse.
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Istanti rubati a ottobre2016 (ma fedeli alla geografia dell’anima)
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Istanti rubati a #ottobre2015
Ottobre in campagne esibisce l’opulenza di due tondi che sono lune piene, bastoni nudi che reggevano pomodori, una pergola azzurra sotto cui sdraiarsi per veder nevicare gli alberi.
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Ottobre in campagna è rumore di zoccoli sul battuto davanti alla stalla, fischi di corvi e tosse di bambini infagottati nelle prime giacche pesanti.
Sono chiome d’acero esplose di rosso in un mazzo di ore, come se nella notte le avesse accese una fiamma.