Il mondo sarebbe un poco più leggero se ci fermassimo tutti, adesso. E buttassimo i sassi dalle tasche, setacciassimo i grumi dai pensieri, levassimo ste scarpe strette, sempre troppo strette.
Il mondo sarebbe un posto più onesto se ogni uomo somigliasse un po’ alle parole che dice.
Il mondo sarebbe più largo se nessuno reclamasse un posto acquisito per diritto di nascita e capisse, ora e per sempre, che la fortuna di nascere dalla parte giusta del mondo non ha merito, pure il proverbio lo sa, che la fortuna è cieca. Lo sa persino quel poveretto arrivato da lontano, ma così lontano che ha finito le scarpe, e ha mani magre che gli vedi le ossa, e sulla faccia la collezione di tutti i racconti che noi non vogliamo sapere. Lui sa che la fortuna è cieca, perché se gli venisse in mente che invece ci vede, gli toccherebbe di andarla a cercare per ficcarla su un barcone e lascarla in balia dei pescecani.
Sarebbe più largo, il mondo, se non ci sedessimo sulla nostra cittadinanza con l’arroganza di un bullo sul tram, che mette il culo su due sedili per non farci stare nessun altro.
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