Ho letto da qualche parte: non è vero che non ci sono più le stagioni, ci sono tutte, gettate alla rinfusa nel mese di aprile. Stiamo diventando tutti un po’ più meteopatici, ho pensato. Capita così quando non sai che aspettarti.
Siamo usciti alle volte con i pantaloncini corti e alle volte con gli stivaletti di gomma. È uscito anche il secondo romanzo che ho scritto, ed è un’altra ottima ragione per non sapere cosa aspettarsi. Per adesso quello che è successo mi piace: alle presentazioni ho brindato con gli amici a prosecco e assaggiato fantastiche torte alla nocciola, ho risposto alle mail di sconosciuti che mi scrivono cose sul libro che sono carezze. Il libro si intitola “L’emozione in ogni passo” e fin qui me ne ha date di belle.
È successo anche di meglio perché sono diventata di nuovo zia e i neonati mi commuovono, mi smuovono il cuore come un pizzico sulla mozzarella. Figurarsi i neonati nipoti. Li guardi ed è chiaro che vengono da un altro mondo, glielo scorgi negli sguardi che vanno dietro a qualche intuizione impossibile.
Lo trovo, quel mondo, nelle parole dei miei figli, che delle volte la sera mi dicono cose che spalancano l’invisibile:
“Mamma, io ti volevo bene già quando ero nella tua pancia. Io mi ricordo quando tu eri nella pancia della nonna”.
E: “Ma se quando eravamo angeli in cielo non sceglievamo te come mamma, adesso eri triste?”
In mezzo al sereno sono venuti cieli torbidi da cui difendere gli occhi, da cui mettere al riparo i ricordi. Perché ci sono tempeste d’aria che scoperchiano case e paesi. Figurarsi se non sanno scoperchiare i ricordi. E allora tocca rinsaldare gli argini, rinforzare i margini: mettere distanza o accettare che s’assottigli.
Tra tante persone belle, qualcuna che ti domandi che cosa sia venuta ad insegnarti, a parte il desiderio di svegliarti cintura nera di karate. Tra tante parole belle, qualcuna che stona, rende anacolutico il pensiero, o peggio, lo affloscia.
E poi, cose buone: bei libri letti (Equazione di in amore, L’arca, Il resto è ossigeno, Dieci prugne ai fascisti, Non scrivere di me); sassi gettati nel fiume e cavalcare nel prato; un fine settimana con un’amica e i suoi bambini; una gita noi quattro allo zoo (che poi è un parco biologico).
Si potrebbe andare tutti quanti allo zoo comunale a per vedere come stanno le bestie feroci e gridare Aiuti aiuto è scappato il leone, e vedere di nascosto l’effetto che fa.
Ogni tanto lo faccio, di guardare le cose accadermi e restare a guardare: di nascosto l’effetto che fa.
(Nella foto della presentazione a Moncestino, con la giornalista Chiara Cane)
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