Giochiamoci il Jolly: Blog di Fioly Bocca

  • il cuore s’allaga di cieli altissimi (istanti rubati a #giugno2023)

    On: 2 Agosto 2023
    In: istanti rubati
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    4 giugno
    Le nostre uscite serali sono così: niente traffico, nessun rumore molesto, pavimento soffice.
    Un gatto ci precede, si stira, si fa le unghie sui tronchi; un cavallo viene a grattarsi il muso contro la tua spalla.
    Io parlo, domando, faccio le foto al tremulo e alle sue foglie argento, alla cresta del gallo e alle formiche sul salice. I bambini chiamano dal balcone, arriva il cane a spaventare un piccione.
    Tu qualche volta fischietti un ritornello, mi metti una mano intorno alla vita, facciamo finta di ballare e siamo bellissimi e scemi e ridiamo e ci pestiamo i piedi.
    (Io, te e la luna delle fragole).

    12 giugno
    (La leva calcistica della classe…)
    Quasi estate, pioggia a singhiozzo – la tropicalizzazione del clima, dicono. Un week end di fine scuola, afa, festa del paese, torneo di calcio. Sabato a fare il tifo a squarciagola succhiando ghiaccioli alla menta sotto il sole, come alle partite di fine anno di un milione di anni fa, ma c’è tuo figlio in campo – maglia numero 6, spettinato come te. Nella testa canti De Gregori (il ragazzo si farà, anche se ha le spalle strette), pensi a tutti i rigori che hai avuto paura di tirare, urli tanto forte che la voce se ne va.
    Domenica sera, dopo un pomeriggio che ti ha ricordato a schiaffi gli sgambetti della vita, ti regali uno spritz in cortile con gli amici. I piedi tra l’erba, poche zanzare, ghiaccio nel bicchiere, frescura. Niente male davvero: c’è ancora luce e il temporale fa il giro largo – oggi forse non ci prende.
    Il torneo, poi, non lo hanno mica vinto, ma quel che vinci e perdi oggi non conta alla fine granché. Perché si sa che un giocatore lo vedi dal coraggio, dall’altruismo e dalla fantasia.
    E da come si porta in giro quel suo ingombrante cuore, che a cento anni, come a dodici, è ancora sempre pieno di paura.

    14 giugno
    A volte, nelle sere di quasi estate, sulle strade sterrate sbianacate da una luna diafana e nei prati animati da timide minilepri, mi sembra che la mia vita sia uscita da un romanzo di Kent Haruf. La mia personalissima Holt è adesso silenziosa e docile -si è fermato il movimento del giorno, il buio plana dall’alto e dalla terra sale un tepore umido.
    Cammino sulla terra grumosa dopo tutte le piogge e i pensieri si staccano da me senza sforzo.
    Chiudo il pollaio che le galline son tutte sui trespoli, il becco a frugare le piume e poi mi siedo sul dondolo, le gambe distese davanti, e mi sembra di vederli i vecchi McPheron che chiudono i recinti dopo un giorno di duro lavoro con le giumente. Me li immagino rientrare in casa, lanciare i cappelli sull’appendiabiti con un gesto preciso, accendere i fornelli per scaldare la cena.
    È tardi, tra poco la notte sarà matura, le lucciole fanno capolino tra l’erba, il cuore s’allaga di cieli altissimi.


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