Prendi un barista di Roma, trapiantalo in una rinomata località sciistica valdostana.
Entra nel suo locale un paio di giorni dopo l’epifania, quando la folla di turisti ha appena girato l’angolo per tornare alle normali occupazioni. Entraci verso le dieci, quando il bar è deserto e osa chiedergli un panino al salame.
Entra nel suo locale un paio di giorni dopo l’epifania, quando la folla di turisti ha appena girato l’angolo per tornare alle normali occupazioni. Entraci verso le dieci, quando il bar è deserto e osa chiedergli un panino al salame.
La risposta che otterrai è implacabile: “No guarda, se me metto a cuciná a quest’ora del mattino poi me fanno morí. Se proprio vuoi ce stanno le briòche“.
A quel punto, colto di sorpresa da tanta sicumera e quasi convinto di avergli effettivamente fatto un orribile sgarbo, mentre mestamente ti interroghi tra te e te sui confusi concetti di “cucinare” e di “quest’ora del mattino”, ti avvicini al bancone e timidamente afferri la prima pasta che ti capita a tiro, per non disturbare ulteriormente il barista con altre domande inopportune.
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A quel punto, colto di sorpresa da tanta sicumera e quasi convinto di avergli effettivamente fatto un orribile sgarbo, mentre mestamente ti interroghi tra te e te sui confusi concetti di “cucinare” e di “quest’ora del mattino”, ti avvicini al bancone e timidamente afferri la prima pasta che ti capita a tiro, per non disturbare ulteriormente il barista con altre domande inopportune.