Scrive Erri De Luca: «Destino, secondo definizione, è un percorso
prescritto. Per la lingua spagnola è più semplicemente
arrivo».
Si smette di marciare soltanto e si comincia sentire, semplicemente.
Il Cammino è un virus: ci ha contagiati tutti. Ci ha coperti di
segni invisibili, un vaiolo dell’anima che è anche un principio
di guarigione. Arrivi qui e ti immagini capace di attraversare
il mare, finalmente vedi che il suo mestiere non è dividere, ma
cucire insieme terre distanti; carezzi le tue piccole cicatrici
e riesci a sentire il principio, dentro la fine. Nella pelle che
s’accartoccia intorno a un taglio c’è una prova di resilienza e
ogni segno nuovo sul corpo ha una ragione precisa d’essere,
come gli anelli che nel tronco segnano l’età di un platano.
Ho raccontato un tratto della mia strada sperando che vi nasca il desiderio di fare un pezzo di cammino insieme. Vi aspetto seduta accanto a certe tavole di pietra all’aperto, all’ombra di una radura con le gambe penzoloni in una pozza d’acqua fresca, a risposare il cuore.
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