Giochiamoci il Jolly: Blog di Fioly Bocca

  • “L’emozione in ogni passo”: ingredienti fondamentali

    On: 5 Aprile 2016
    In: il progetto, l'emozione in ogni passo
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    L'emozione in ogni passoOgni libro ha molti ingredienti, dosati con cura. Quelli che danno il sapore, quelli utili a legare, quelli che servono alla lievitazione.
    Ve ne racconto alcuni di “L’emozione in ogni passo”, in libreria da domani, mercoledì 6 aprile. Lo farò senza troppa serietà, giocandoci un po’, per non correre il rischio di prendersi sul serio. Nulla più che una carrellata di spunti, giusto un assaggio.

    Pervasive come l’albume nelle meringhe ci sono due voci femminili. Alma è una giovane donna alle prese con: il sogno di avere un libreria tutta sua, un quaderno dalla copertina azzurra su cui tiene traccia delle proprie intuizioni, un uomo che somiglia alle cose che dice (e che, in confidenza, somiglia pure in tutto e per tutto al mio fidanzato).
    Frida è una psichiatra che ha abbandonato la professione dopo un fatto che l’ha costretta a mettere in discussione i propri strumenti di analisi e il mondo per come lo conosceva fino a quel momento.

    Nonostante non si tratti di un thriller, ci sono due tipi di inseguimento. Da una parte Alma ripercorre le tappe di un viaggio fatto anni prima dalla persona che ama, o che crede di amare, in un rito catartico e contrario di allontanamento, nello sforzo di dare un senso o un taglio -in ogni caso di trovare una misura- al sentimento che la lega a lui.
    Frida invece, rabdomante nella memoria altrui, segue le tracce del marito perduto, nello strenuo tentativo di ricostruire l’esistenza dell’uomo attraverso i ricordi di chi lo ha conosciuto, e allo stesso tempo di restituire un senso alla propria.

    Ci sono alcuni luoghi che mi hanno segnata. I paesaggi del Monferrato che abito, macchiati di vigne e querceti, modellati appena dal lavoro dei contadini. Sono terre vagamente selvatiche, dove è bello trovare campi e boschi incolti, angoli silenziosi e disabitati.
    E c’è un po’ di Portogallo, la saudade dell’Alfama lisbonese, la forza evocativa dei menhir di Evora, la magia dei vicoli di Porto, intenti a scendere a rotta di collo e in ordine sparso fin giù a bagnarsi nel Douro.

    C’è un personaggio liberamente ispirato a Carlo Urbani, eroe contemporaneo, primo medico ad aver riconosciuto la Sars. Ho provato a immaginare come si faccia a mettere insieme un impegno in Medici Senza Frontiere con una moglie, una famiglia. Ho provato a indovinare cosa provi un uomo con una missione troppo grande per una vita sola.

    Come già in “Ovunque tu sarai” c’è ampio spazio per le coincidenze, uvetta passa per il panettone. Ma più ancora, questa volta, per le coincidenze mancate. Quelle che vedi dal fondo, dalla fine, quando una traccia si palesa e trovi il filo conduttore, che riconosci sorridendo, e che conferma soltanto che ciò che serviva era crederci forte, più forte.
    Scrive Erri De Luca: «Destino, secondo definizione, è un percorso
    prescritto. Per la lingua spagnola è più semplicemente
    arrivo».

    Ci sono i libri, in questo libro, parole scappate a certe pagine per popolarne altre. Per diventare fiato e toni di un’altra voce. Perché questo sanno fare bene i libri: essere i trampolini per altre storie.

    Infine, ma soprattutto dal principio, c’è il pandispagna che regge il resto, sotto la panna e gli strati di crema: il Cammino di Santiago. Quella strada che esce dalla mappa su cui è traccia per diventare fatica, incontri, scoperta, dialogo con se stessi.
    Ho fatto un pezzo del Cammino la scorsa estate e ho provato a raccontare come a un certo punto smetta di essere luogo fisico per diventare “altro”: una distorta dimensione spazio- temporale governata dalla sincronicità, dalla ricerca intima, dalla pienezza di sé.
    Si smette di marciare soltanto e si comincia sentire, semplicemente.

    Il Cammino è un virus: ci ha contagiati tutti. Ci ha coperti di
    segni invisibili, un vaiolo dell’anima che è anche un principio
    di guarigione. Arrivi qui e ti immagini capace di attraversare
    il mare, finalmente vedi che il suo mestiere non è dividere, ma
    cucire insieme terre distanti; carezzi le tue piccole cicatrici
    e riesci a sentire il principio, dentro la fine. Nella pelle che
    s’accartoccia intorno a un taglio c’è una prova di resilienza e
    ogni segno nuovo sul corpo ha una ragione precisa d’essere,
    come gli anelli che nel tronco segnano l’età di un platano.

    Ecco, questo è il momento in cui mi preparo a sbriciare le facce pronte ai primi assaggi, con un misto di emozione e curiosità.
    Ho raccontato un tratto della mia strada sperando che vi nasca il desiderio di fare un pezzo di cammino insieme. Vi aspetto seduta accanto a certe tavole di pietra all’aperto, all’ombra di una radura con le gambe penzoloni in una pozza d’acqua fresca, a risposare il cuore.

    Il jolly: buon viaggio a “L’emozione in ogni passo”, buon viaggio a noi.
    Altri ingredienti qui.
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  • Istanti rubati a #giugno2015 (speciale Santiago)

    On: 20 Luglio 2015
    In: istanti rubati, viaggi
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    Il Cammino di SantiagoGiugno ha avuto dentro diverse cose: la fine di un altro anno di asilo, un principio d’estate, un concerto di Vasco, una Settimana Ragazzi in maneggio. Per dirne qualcuna.
    Ma questo post sarà un collage di attimi dal Cammino di Santiago. Non sono foto di qualità (del resto non sono fotografa né tanto meno di qualità) ma hanno di bello il modo in cui sono state fatte, sul passo delle vie galiziane. Mano al marsupio e scatto. Sono immagini di passaggio, senza rallentare, senza nulla concedere alla posa, al fuoco, al dettaglio. Sono foto che camminano. Così quando le guardo, ora o tra dieci anni, ritrovo la fatica, il sudore, il desiderio di fermarsi a riposare e la necessità di andare, per non perdere il ritmo.

    Il Cammino di SantiagoIl Cammino di Santiago

    Ci ritrovo un attimo di tregua tra i riflessi di un ruscello gelido che gonfia il ventre ombroso e accogliente di un bosco, ci trovo le luci al tramonto di un paese che ci stava aspettano -in quell’ora precisa che i suoi muri di pietra si fanno gialli contro un cielo il bilico tra azzurro e blu. E dalle stradine di fianco alla piazza arrivano bambini -pallone incollato al piede- seguiti da greggi di schiamazzi spagnoli.

    (altro…)

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  • Il mio cammino di Santiago – Bignami

    On: 30 Giugno 2015
    In: la mia vita e io, viaggi
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    cammino di santiago, fisterra Non sono venute risposte, durante il Cammino di Santiago, e nemmeno le domande. Solo qualche conferma e molti semi di riflessione, che sento muoversi nella terra fonda, mentre non ci faccio caso, e ci saranno i giorni per bucare la crosta di fango che li divide dal giorno.

    E’ stato un viaggio condensato, troppo breve per entrare davvero nello spirito del cammino, per allontanarsi con onestà dalla prova fisica. Ma lungo abbastanza per vedere che mi piace: mettere un passo avanti all’altro forzando gambe e fiato, forzando i piedi a posarsi dritti, le ginocchia a non cedere, i pensieri a non contare i chilometri di mezzo tra te e un punto d’appoggio.

    Ho capito che i dolori e la fatica sono ondivaghi, e quando credi di essere al limite il corpo risponde, a sorpresa, con un passo. E un altro ancora.
    Ho visto che anche sulla strada per la bella Santiago, mentre ti sforzi di purificare la pelle in tossine e sudare via i ricordi che fanno zavorra, anche lì t’incazzi se il cielo si addensa in pioggia, o se un cane di passaggio, vagabondo quanto te, s’ingoia il sacchetto di cibo messo via per pranzo. Poi ci ridi. Dopo, quando avrai la pancia piena.

    Capisci che anche lì c’è chi allestisce la solita sfida tra sé e una pletora di avversari immaginari e sciorina chilometri e tempi di percorrenza, come alle corse campestri che da ragazza odiavo e che mi costringevano a fare, non certo per la potenza della falcata ma per l’ostinazione di arrivare al fondo.
    E anche lì c’è chi parte capace di non tornare, folle d’entusiasmo e di santa incoerenza, alla ricerca dei pezzi di un puzzle che prima o dopo, per qualche strada, in qualche vita, combaceranno per forza. (altro…)

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