Giochiamoci il Jolly: Blog di Fioly Bocca

  • Stay zen (ovvero: non ci sto dentro)

    On: 12 Agosto 2013
    In: la mia vita e io, sproloqui
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    autoscattiVi è mai successo di lavorare al PC e trovarvi a un certo punto con cinquantotto finestre aperte, tutte interessanti e irrinunciabili, tra cui saltabeccate leggendo poche righe e pensando pure a quello che dovete fare subito dopo? Ecco, da qualche settimana la mia testa è un luogo del genere.
    In gergo: non ci sto dentro

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  • Fulvio Agostini incontra la Storia

    On: 17 Luglio 2013
    In: il progetto
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    fulvioL’estate incalza, la storia pure.
    Mi si scioglie tra le dita appiccicose di ghiacciolo all’anice, mi tiene compagnia la notte, insieme ai cori di rane e cicale.
    Ne lascio qualche briciola qui, per voi che mi regalate la vostra attenzione.

    Tutto comincia da Fulvio Agostini.
    Fulvio Agostini, il padre di Arun, originario di Trento, era un giovane inquieto e curioso, due occhi mobili da furetto indiscreto e il sogno in tasca di cambiare il mondo. Vivi, due biglie chiare e brillanti, quegli occhi lo hanno trascinato dappertutto. Sempre con quel fiuto di giornalista in erba, a seguire ogni sentore di fervore e cambiamento.

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  • Vi presento Alice

    On: 22 Maggio 2013
    In: il progetto
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    stelle marineDicevo, qualche settimana fa, del mio folle progetto-sogno-ardita fantasia: scrivere una storia, qualcosa che somigli a un romanzo. Che gli somigli almeno un po’, non dico tanto: nel colore dei caratteri, nella piega delle parole, nell’oscillare leggero delle pagine. Cose così. Che dite di dare un’occhiata a questo frammento minuscolo di storia?
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  • La genesi di una tentazione e una richiesta di aiuto

    On: 22 Aprile 2013
    In: il progetto
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    un libro e un mazzetto di fioriCosa serve per scrivere un libro.
    Serve l’amore per una storia, io credo. Una storia che nasce piano nella tua testa e cresce, se trova terreno fertile, si arrampica attraverso i neuroni e invade i pensieri. La innaffi di intuizioni brevi e lunghi voli pindarici. La nutri con le tue ore di dolore e tempo rubato a pensieri più lievi.

    Una storia che sta dietro le parole, si inerpica  tra gli spazi vuoti, si nasconde tra le espressioni che scivolano giù sulla carta come segni inventati.
    È un susseguirsi di immagini mentali con un loro ritmo, una musica dentro che parla di danze lontane, balli tribali sulla terra cruda, e walzer improvvisati sotto la luce della luna.

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