Troppo da scrivere. Troppo, certi giorni. L’enciclopedia definitiva, altro che Diderot.
Riscrivere il mondo, in fiorentino.
Una poesia, per l’amore del cielo, tutto il mondo è fuffa, senza poesia.
Quante ricette, da scrivere. Mescolando gli ingredienti, rigorosamente sbagliati, annacquati, affumicati, invertiti. Inventati.
Poi qualcosa che ti faccia ridere. Ma ridere così a crepapelle da scompisciarsi, da tossire fuori lo stomaco a forza di attacchi di riso.
Riscrivere il mondo, in fiorentino.
Una poesia, per l’amore del cielo, tutto il mondo è fuffa, senza poesia.
Quante ricette, da scrivere. Mescolando gli ingredienti, rigorosamente sbagliati, annacquati, affumicati, invertiti. Inventati.
Poi qualcosa che ti faccia ridere. Ma ridere così a crepapelle da scompisciarsi, da tossire fuori lo stomaco a forza di attacchi di riso.
Scrivere di te. Di quando mi hai lasciata quella notte che annaspavo come un cane mezzo affogato, con l’ultimo osso tra i denti.
Scrivere di me. Di come mi sono alzata stamattina, dalla solita parte del letto, lo smalto come sempre smangiato, di come mi piace guardarlo quando muovo le dita sulla tastiera.
Tags: deliquio, denis diderot, dialetti, enciclopedia, lettere, mania, parole in disordine, scrivere, sproloqui
Scrivere a te. Sprecare vocali virgole e parentesi per dirti di me.
Scrivere l’ultimo presagio, la storia cantata dai tarocchi una notte che non c’era nemmeno la luna piena, ma solo un buio abissale e spossante e forse pure un poco retrò. Con lune appese tutto intorno, buchi neri da riempire.
Scrivere di tutto quello che non so. Per tutto il tempo che ho.
Scrivere dopo il giuramento solenne che nessuno troverà le mie parole, che bruceranno prima della posa dell’ultimo punto: un attimo prima. Un falò.
Scrivere di tutto quello che non so. Per tutto il tempo che ho.
Scrivere dopo il giuramento solenne che nessuno troverà le mie parole, che bruceranno prima della posa dell’ultimo punto: un attimo prima. Un falò.
E poi lettere. A un inganno, a un’intuizione, a una falsa partenza. Impilare verbi come fosse una torre di carte. Che un refolo di vento se la soffia via.
Scrivere perché scrivere è una malattia, sotto sotto. Quando perdi spazio e misura e le parole non bastano e non basta lo spazio per contenerle.
Fuori di qui, adesso, sciò. In fila per due, in ordine di lunghezza, le più pesanti fuori per prime.
Questa è la malattia delle parole che strabordano e invadono la carta perché dentro non ci stanno più.
Perché dentro devi starci tu.
Scrivere perché scrivere è una malattia, sotto sotto. Quando perdi spazio e misura e le parole non bastano e non basta lo spazio per contenerle.
Fuori di qui, adesso, sciò. In fila per due, in ordine di lunghezza, le più pesanti fuori per prime.
Questa è la malattia delle parole che strabordano e invadono la carta perché dentro non ci stanno più.
Perché dentro devi starci tu.
Ottima malattia davvero, è sempre un piacere leggere tutte le parole che non trattieni 🙂
Continua così, non le bruciare ma regalale a noi!
The Real Person!
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siete voi a regalarmi l’ascolto. grazie!
E’ un gran piacere leggerti e conoscerti. A presto allora.
grazie Debora. il piacere è tutto mio!
Le persone a volte strabordano perché capaci di contenere dentro di sé gli opposti, le sfumature. Poche persone strabordanti ho conosciuto nella mia vita e mi hanno arricchita. Tu sei una di quelle e legittimi l’emergere di parti di me avevo addomesticato.
The Real Person!
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tu ogni volta mi sorprendi e mi commuovi. non credo di meritare un decimo di questo complimento bellissimo ma me lo prendo e me lo tengo stretto!
grazie (e che vivano sempre le parti di noi selvatiche!)
Sarà anche una malattia ma… che bella malattia!!!!!!
Ti ho aggiunta nel mio blogroll così sarò sempre aggiornata.
Un abbraccio
Francesca
The Real Person!
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wow, grazie!
sì, diciamo che è tra le malattie più desiderabili 😉
a presto!