Li vedi, certi vecchi, che ti guardano ma sono lontani. Ti guardano ma non ti mettono a fuoco, sorridono ad altro. Perché i sensi si ritirano. Lentamente, un po’ alla volta. Come un esercito che perda posizioni contro il nemico, ma piano.
I sensi se ne vanno scivolando via e svelano altro. Qualcosa che non si può più raccontare, ma solo intravedere a mezzo sogno, dentro la luce che entra sguincia dalla serranda abbassata.
I sensi se ne vanno scivolando via e svelano altro. Qualcosa che non si può più raccontare, ma solo intravedere a mezzo sogno, dentro la luce che entra sguincia dalla serranda abbassata.
Allora non gli importa più, degli oggetti collezionati, dei beni inventariati; gli importa solo del tempo perso in facezie e di quello ben speso: in passioni. Il tempo cairologico delle occasioni agguantate. Degli amori ritrovati, degli amici mantenuti.
Ma la riesci a vedere, tutta l’assurdità della vita? É questione di anno di nascita e tempo che s’accumula, di virus che incontri, batteri che si infilano attraverso la pelle mentre il mattino ti guardi allo specchio. Quello che oggi è normalità, come lavarsi i denti e sciacquarsi col collutorio, come tagliarsi le unghie dei piedi, domani è utopia.
Lo vedi, come tutto è assurdo? Questo accanimento per accumulare, affastellare, apparire, esibire. Perfino per sopravvivere.
Che poi, alla fine, non sopravvive nessuno.
Che poi, alla fine, non sopravvive nessuno.
E un’altra volta è notte e suono non so nemmeno io per che motivo forse perché son vivo