
Cioè, la teoria mi è chiara: li svegli bombardandoli di pizzichi e canzoncine che manco il juke-box di Fonzie, li lavi e li vesti mentre si dimenano come triglie appena pescate, li convinci con un sapiente dosaggio di minacce velate e promesse mirabolanti a fare colazione, li issi in auto e si va.
E fin qui.
Poi però arriva il momento della separazione. Dopo salutate le maestre, tolte le giacche (Faccio io! No, io!) infilate la ciabatte (Faccio da solo! Anche io solo!) spalmate le guance di baci e bacetti, è ora di girare le spalle e infilare la porta.
E loro cosa fanno? Mi seguono.
No, amorini miei, trottolini amorosi, piccoli fagotti al miele, voi di là. Mamma fuori, voi qui.
Bacio, bacio.
E niente.
Tags: asilo, bambini, figli, jolly, mamma cuore di burro, sentimenti, separazione
E loro cosa fanno? Mi seguono.
No, amorini miei, trottolini amorosi, piccoli fagotti al miele, voi di là. Mamma fuori, voi qui.
Bacio, bacio.
E niente.
Bacio, pianto. E pianto.
E cuore materno fintamente e studiatamente algido che si traduce in poltiglia, purè, pappetta collosa e melensa buona per stuccare i buchi nel muro.
Non ce la faccio. Li porto a scuola una sola volta a settimana -il venerdì, mio sacro giorno di part time- e loro sanno fare di me quel che vogliono. Perché col papà mica succede. Non più, almeno.
Che poi lo so che li lascio in ottime mani, ma ricordo anche certi miei giorni all’asilo, con quella malinconia, quella che tutte quelle ore le fa diventare un’eternità. Che sei lì tra mille persone ma tu ne vuoi solo una, la tua mamma. Tua, quella che per l’appunto ti spetta di diritto.
Ecco, loro vogliono me e io me ne vado. Quando saranno adolescenti e allergici a tutto il parentado quanto rimpiangerò queste loro braccine tese?
Ecco, loro vogliono me e io me ne vado. Quando saranno adolescenti e allergici a tutto il parentado quanto rimpiangerò queste loro braccine tese?
Però lo so che devo girarmi e infilare la porta, incurante dei loro richiami da cuccioli di gorilla strappati alle pelose braccia materne. Decisa, sicura.
Le vedo, le altre mamme che sanno fare il loro lavoro: Ciao piccolo, a dopo.
E sono fuori.
Ma forse anche loro, scendendo le scale verso il parcheggio si sentono quell’insensato rosicchìo del cuore. Quello che le riporta bambine in cerca di conforto. Anche adesso che tocca a loro fare le dure.
Forse anche loro, come me, vorrebbero tornare indietro di corsa e riprendersi i loro cuccioli tristi e portarseli via.
Alla faccia di quello che è giusto fare.
Le vedo, le altre mamme che sanno fare il loro lavoro: Ciao piccolo, a dopo.
E sono fuori.
Ma forse anche loro, scendendo le scale verso il parcheggio si sentono quell’insensato rosicchìo del cuore. Quello che le riporta bambine in cerca di conforto. Anche adesso che tocca a loro fare le dure.
Forse anche loro, come me, vorrebbero tornare indietro di corsa e riprendersi i loro cuccioli tristi e portarseli via.
Alla faccia di quello che è giusto fare.
Il jolly è: questa volta non chiedetelo a me.
Noi abbiamo tutto un rituale di baci e abbracci. Ma poi vado ma per non sbagliare lancio l’ultimo bacio attraverso la vetrata. E anche se lui ha pianto raramente il cuore punge sempre un pochino.
Conosci il libro Zeb e la scorta di baci? Potresti leggerlo con loro e poi fare insieme la vostra scorta 🙂
The Real Person!
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non lo conosco, no! ma presentato così, è un attimo che vado a procurarmelo. grazie!
Anch’io sono una di quelle che riesce ad andare via senza girarsi, ma lo faccio solo per loro perché l’incertezza gli farebbe rinforzare il pianto. Dentro però mi si accartoccia il cuore!
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ecco, proprio quella lì, la mia sensazione…