Mi mancherà. Questa seconda meravigliosa maternità a casa coi miei bambini, a occuparmi di loro, a seguirli passo a passo, ad avere come priorità ogni loro piccolo traguardo. Mesi bellissimi, complicati, memorabili.
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Sognando il telelavoro (post altamente lamentevole)
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Sapore di sale, sapore di mare
Avrei pianto volentieri e forse l’ho fatto. Dev’essere successo nell’ultima mezz’ora, dopo un paio trascorse in auto alla disperata ricerca di un –bip- di parcheggio, e dopo aver setacciato ogni angolo di costa ligure con la pedanteria di un cercatore d’oro.
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Sì, doveva essere l’ultima giornata al mare della stagione, una roba mordi e fuggi che io non amo molto (vorrei perlomeno riuscire a fare un bagno che mi dia il tempo di inumidirmi), ma che col mio moroso sono la norma in questo periodo (ovvero durante tutto l’anno eccetto novembre: momento poco adatto per le gite fuori porta). Sempre meglio di, dice il saggio. -
Seggiolone, a noi due!
PRIMA PREMESSA Non so da quanto tempo è che tutti mi facevano presente che sfamare i pupi su un seggiolone senza sopra un asciugamano che gli evitasse di liquefarsi nella calura estiva non era proprio una grande espressione di cura materna. Perché noi in estate mangiamo all’aperto e il tessuto plasticoso delle loro seggiole non è il massimo, in effetti. Poi ovviamente è tutto da lavare a ogni passaggio di pargolo, visto che ogni volta pare bombardato da un frullatore impazzito.
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Così ho provato mille volte a sistemare alla bene e meglio variegati tessuti che i miei due giovani vandali riuscivano ad appallottolare e gettare in terra a brandelli nell’arco di pochi minuti, forse sfidandosi per primeggiare in un segreto torneo. -
Come sarebbe
Ho dovuto fare i conti: oggi sarebbero 62.
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Le parole mi si impigliano tra i pensieri e se ne vanno in giro troppo lontano. Le richiamo all’ordine ma non mi danno retta, sono sulla scia dei ricordi, su quella strada tortuosa e friabile che mi riporta a te.
Più che una strada è una stradina di montagna, quelle mulattiere strette che attraversano i boschi, quelle che ti sono sempre piaciute, mamma. -
Quando ti si incricca il chakra
Ci sono due modi per interpretare un dolore fisico. Il primo modo è cercare la causa fisiologica o meccanica, il secondo è ricercarne l’origine emotiva.
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Il mio punto debole, da parecchi mesi a questa parte, è il dolore alla cervicale, con maggiore intensità sopra la scapola sinistra. Ho cominciato anche un trattamento di agopuntura, presto vorrei riprendere qualche seduta di fisioterapia, perché proprio mi girano le glorie, quando mi metto a fare qualcosa che comporti l’uso del braccio –ultimamente anche solo mangiare, per dirne una- e ‘sto dannato fastidio si riaccende malevolo. -
Casalinghitudine. E grostoli a carnevale
È sempre molto difficile descriversi, raccontare se stessi con pregi e difetti. Siamo materia in evoluzione e per quanto di vada a fondo nell’autoanalisi, ci sono alcuni barriere difficili da superare. Una zona di penombra che illuminare è molto faticoso.
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Per esempio, quando vengono richiesti i maggiori difetti, il 90% degli esseri umani in grado di intendere e volere include nella propria top ten “ostinato” o “cocciuto”, tuttalpiù “scorbutico”. Quasi nessuno dirà mai “sono stronzo fino al midollo” o “sono falso come la chioma di Berlusconi”. -
Sei uno spendaccione? Fila in tv!
“Amore, fanno una nuova trasmissione in tv, su sky. Mi hanno scritto spiegando il format, non è niente male… Due esperti indagherebbero sul nostro bilancio economico e ci aiuterebbero a risparmiare. Mica male, no? Pensa che carino, una troupe televisiva in giro per casa… Ti piace l’idea?”
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“Manco morto. Non voglio comparire nemmeno nei filmini di Natale, secondo te mi va di andare in tv?”. -
Radici che abbracciano il mondo
C’è qualcosa di perenne, nei monti. Forse per questo li amo tanto. Per quella loro anima dura e nascosta, per quella loro forza di pazienza inossidabile. Forse li amo per questo, o forse perché ci sono cresciuta, tra i monti del Trentino, in questa valle riservata e pudica che è la Vallarsa.
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In verità qui ci è crescita mia madre, e io solo un pezzetto ogni anno, appena la scuola chiudeva quel poco che bastava per scappare quassù. Però mi ha insegnato a conoscerla con così tanta passione, mia madre, questa terra, che è MIA più di quanto non lo sia qualunque altro posto al mondo. -
Come cambia la musica
C’era una volta una giovane donna che trascorreva buona parte delle proprie estati nella casa di famiglia in montagna. Le giornate passavano liete e ancor più le notti: tra giri in valle, passeggiate nei boschi con gli amici (stile Carpe Diem), serate in piola a forza di canti e di grappa, lunghissimi pomeriggi assolati a girare di casa in casa per quattro chiacchiere e una partita a carte, una scarpinata al rifugio, un bagno al lago.
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Una storia con due folletti. E dentro, tre misteri da scoprire
Benvenuti bambini, ma attenti. Dentro a questa storiella c’è qualcosa di magico, qualcosa che puzza e qualcosa di inventato. Scoprite di cosa si tratta!
Qualche giorno fa ero con la mia coperta sul prato, al limite del bosco. Stavo leggendo un libro bellissimo che raccontava le avventure di un enorme drago con gli occhi da cerbiatto. Quando a un tratto vedo qualcosa di velocissimo che mi passa davanti. Proprio rapido, come un lampo. Bzuut.
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