La fatica.
Quanta fatica.
Lo avresti detto?
No, non lo pensavo. Sono partita così, come per un pic nic. Con una fiducia un po’ arrogante mi sono detta è soltanto un parto, quante lo hanno fatto prima.
Poi il ricovero: una stanza dove sono arrivata di notte, fuori pioveva che sembrava novembre e infatti lo era, sono arrivata come una ladra, per non disturbare.
Poi, il dolore. Veniva e andava come un’onda: quasi mi addormentavo quando si ritirava la marea, mi svegliavo sentendola venire di lontano, in un presagio di inondazione.
Onda, riposo.
Onda.
Lo vedevo, lontano, nel suo mondo prima, di acque e torpore. Sentivo la sua reticenza, il suo rimanermi aggrappato con la tenacia e il terrore di uno che la casa gli crolla e lui vuole restaci dentro.
Amore mio, non aver paura. Ne ho io che basta per due.
Il tempo passava e io zitta: non volevo il cesareo e mi ero convinta che se non mi fossi lamentata me lo avrebbero evitato.
Solo un paio di porcatroia masticati tra i denti, sottovoce.
E un morso a Federico: senza rabbia, piano, quasi con amore, per dire Ci sono.
Zitta, pensavo Nasci, pensavo Forza, pensavo Non è così male qui fuori, vedrai.
Ossitocina.
Onda, riposo.
Ossitocina.
L’ostetrica, stremata, guardava l’ora e scuoteva la testa.
Pensavo Dai ce la facciamo, tu e io soli, non voglio anestesie, voglio accoglierti vigile e sentirti uscire da me.
Poi: medici intorno, una folla. Uno gridava Forza, l’altra diceva Adesso.
Ossitocina.
Onda.
Onda.
Onda
E una ventosa ti ha tirato fuori da me. Non ci ho capito più niente, ma eccoti.
È un maschio mi hanno detto.
Si eviterà di partorire, almeno: questo ho pensato per primo.
Poi ti ho voluto addosso: eri cianotico, viola, con la testa allungata.
Mi hanno poi detto che eri brutto.
Ho pensato subito che fossi il neonato più bello del mondo.
Piccolissimo, blu, stremato, senza voce, coperto di sangue.
Mio.
Mio e basta.
Mio e della Vita a cui ti ho consegnato con sospiri umidi e mani tremanti.
Mio: fuori da me, dentro di me per sempre.
Tags: #partodaqui, amore, bartali, gab, machehaimessosuilcaffè, mamma piky, paolo conte, parto, setimenti
Hey, ma già ti sorrideva appena nato, dalla foto si vede benissimo!!! Mi sa che gli sei piaciuta subito, deve aver pensato che avevi ragione a dirgli che fuori non é poi così male 😉
Grazie per la bella condivisione di questo ‘primo ciak’, unico, intimo e irripetibile.
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sì è vero, sembriamo un po’ due ubriachi. oppure, meglio, ebbri d’amore.
grazie a te Paola
fantastico racconto…io, sarà che sono in scombussolamento ormonale, ho sentito brulichii alla testa e è scesa una lacrima 🙂
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grazie Gab. spero sia stata una lacrima di quelle che fanno bene 🙂
meraviglioso racconto!!!
grazie ancora per aver partecipato alla nostra folle idea:-)))
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io adoro le folli idee! 😉
grazie a voi