Il mare di settembre. Cosa non è. La luce quando lo accende e lontano in fondo non distingui la cerniera che lo divide dal cielo.
Il mare sul principio dell’autunno ha quel blu che lo tiene legato all’estate ma sai che manca poco perché ruzzoli verso la sfumatura, perché perda il lucore piatto e acquisti profondità.
È facile innamorarsi di spiagge dove puoi stenderti e star largo sotto un sole tenero, un sole tiepido che invita. Ascoltare l’andata e ritorno dell’onda al mattino, quando sul lungomare con le scarpe da ginnastica riempi i pensieri di iodio e poi ti fermi al caffè per un tu per tu col mare. Tu parli e parli, lui ascolta e non interrompe.
I bambini ti sembrano anche più belli, più abbronzati e lisci, con quei capelli fini impastati di salsedine e quasi biondi, i piedi pieni di sabbia, e le notti insieme, in un letto che a forza di sabbia è spiaggia anche quello.
Il mare a settembre è stato balsamo e ossigeno, la felicità del giornale letto al mattino in balcone, la focaccia per pranzo e vino bianco la sera, sotto un pino marittimo, stanchezze che evaporano nell’aria secca che anima panni stesi ai balconi.
Sono stati pomeriggi al computer mentre i figli dormono e appunti portati in giro in una tasca del borsone, tra gli asciugamani e i solari. Tra Tabucchi e Pessoa.
Sono stati pomeriggi al computer mentre i figli dormono e appunti portati in giro in una tasca del borsone, tra gli asciugamani e i solari. Tra Tabucchi e Pessoa.
La Liguria a settembre è stata famiglia e bellezza, gite in treno e alle grotte, mani piccole al finestrino e occhi lanciati in giro, sulla scia di una suggestione che i grandi non riconoscono più. È stata angoli dove la poesia dei luoghi ha più cose da dire di quella dei poeti: un rampicante vicino a un portone vecchio, una ferita tra i palazzi da cui si vede il mare. Tu ci sei dentro e non te ne accorgi, perché vedere un verso e una rima senza parole è difficile come riconoscere una magia dopo che è fatta e che il mago è andato via.
La Liguria a settembre è stata una domanda precisa, definitiva come una fucilata: ma com’è che si passa qualche anno della vita a impazzire di entusiasmo per una giostrina sul lungomare e la restante parte del tempo a cercar di rivivere proprio quella felicità?
Il mare a settembre è stato un saluto e un grazie all’estate, una camminata lunga sul bagnasciuga.
Qualche castello di sabbia, molti castelli in aria, un appartamento tra i palazzi da dove si vede il mare e qualche collina che a sera mette a dormire il sole.
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