Quanta pioggia, a maggio. Ci è voluto coraggio per non tenere l’ombrello permanente in borsa, per incoraggiare quello scampolo di fiducia in dodici ore filate di sole.
Dopo ogni acquazzone, però: luce bagnata, umida d’azzurro come il mattino in montagna. Allora vale la pena d’inzupparsi un’ora prima alla fermata del tram? Quasi sempre, sì.
Osservare i miei bambini. Come crescono. In fretta. Ho promesso a me stessa che non pronuncerò mai quella frase che già odiavo da bambina: Loro crescono e noi invecchiano, signora mia. Con un sguardo di mesta rassegnazione. Non la voglio dire e, credo per questo, lei ostinata mi sale alla lingua, ogni volta che qualcuno mi chiede di loro. Ma resisto e la ricaccio in gola.
Intanto però Lemuele sta imparando a guidare il suo cavallo, redini in mano, e ha fatto la prima gita con l’asilo (la prima seria, perché due anni fa la sua classe aveva fatto tappa da noi, a vedere gli equini). Non l’ho potuto accompagnare al pullman, ma mi sono fatta promettere da Federico che lo avrebbe immortalato, seppur controvoglia, con un gesto tipico di quelle mamme (un po’) piagnucol sentimentali.
E sì, lo so che probabilmente tra qualche anno i miei figli si nasconderanno sotto un tombino piuttosto che farsi ritrarre con me in una Foto Ricordo del Momento Topico.
Ci sono stati giorni densi, una presentazione di “Ovunque tu sarai“, una Sagra del pisello, un giro al Salone del Libro, pensieri di viaggi, apparizioni e sparizioni, magie per mandar via le nuvole, giochi in cortile, pensieri insistenti di viaggi, qualche ora di yoga, accumulo di carte sulla scrivania, una cena per i 40 anni, due o tre serate a cercare pipistrelli. Ci sono stati appuntamenti al buio. Intesi quelli tra Federico e me, a notte fonda quando torna dalla campagna e mi trova addormentata sul divano, dove sono crollata subito dopo aver addormentato i pupi.
E c’è stata qualche bella emozione. Ma bella eh.
La migliore è quando Eliandro, al risveglio, mi dice Mamma ho fatto un sogno. Ho sognato le montagne che ti piacciono. Ela un sogno petté.