Forse verranno giorni che sarà facile piantare un rosmarino, o un fiore, e sedergli a fianco per vederlo sbocciare.
Forse ci vorrà impegno a infilare le scarpe e a sopportare il silenzio di un pomeriggio spiato dall’angolo di una tenda tirata, o dalla panca solitaria vicino al muro scrostato di casa.
Forse mancherà il vociare intorno, quello che adesso ti stanca, la corsa dietro un treno che inciampa in tutte le stazioni, arrivare a sera stanchi, con borse gonfie e agende ingombranti.
Forse delle notti la malinconia ruggirà come il lupo da cui un tempo proteggevi i pensieri dei figli, facendo delle tue braccia un nido, delle parole un porto.
Forse il peso di un’assenza ti starà sul collo accorciando di un niente il fiato, ma amerai quel peso perché sarà la tara che ti rende equilibrio al passo, sarà àncora che t’aggrappa al mondo.
Forse verranno giorni diversi e lenti, e forse, nonostante tutto, varrà la pena di sedere sul bordo di un ricordo a osservare il gatto, ad annusare il rosmarino, a veder rifiorire il fiore.
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