La primavera con sole volenteroso annesso, secondo me, quella ci spetta di diritto.
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Di sorprese sorridenti in agguato
Cafone che è -o distratto cronico a voler essere clementi- nemmeno gli auguri di Buona Pasqua vi ha fatto Bodó (ma io glielo ho detto che così non si fa). Abbiate pazienza, è ancora piccolo.Spero che questi giorni di festa siano stati zeppi di sorprese, ma di quelle piccine e improvvise che non ci avresti scommesso un euro. Che so, una telefonata da un amico partito in cerca di fortuna, le fusa inattese del gatto, una scatola di cartone colorato ripieno di mille mila caramelle e sul fondo un libro nuovo da cominciare. Ma va bene anche una bella rivista di viaggi. Tutto va bene, purché abbia il sapore di cioccolato al latte-che-si-scioglie-in-bocca. O fondente, se vi piace di più.Read More
La primavera con sole volenteroso annesso, secondo me, quella ci spetta di diritto. -
Grazie da una piccola ape (furibonda)
In primavera ci sono nata, poco dopo la metà d’un aprile e un paio di settimane prima della data presunta –che fretta, ho avuto sempre, di inghirlandarmi la capoccia di fiori nuovi e di sporcarmi le mani di terriccio durante la semina.Forse per questo è la mia stagione preferita, come ho scritto in un tema alle elementari, segno che a parte le rughe, le tette e le scarpe col tacco non sono cambiata granchè.Read More
Così la primavera è sempre stato un momento dolce, con quell’odore nell’aria di ferraglia umida e di panni stesi a mezzogiorno (lo sento solo io?). -
Fermarsi a guardar giù
Ci sono giorni che hai voglia di buttartici dentro, nella vita che sgroppa fuori dalla tua porta, appena oltre l’ingresso. Altri giorni invece, vuoi soltanto startene in disparte, a osservare dalla finestra il flusso delle cose che vanno lente, senza che tu faccia nulla per cambiarne il corso.
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Non è che sei arresa, no. È che ti lasci cullare da quello che c’è intorno, come se quello che succede fosse semplicemente un film della cui trama non ti importa molto.
In quelle giornate potresti startene in pantofole senza nemmeno cambiarti il pigiama. O sprofondarti in una vasca di acqua profumata e guardare le bolle che ti scoppiano tra le dita. Così. Come fossi lontana anni luce da te stessa. -
È solo un chicco di primavera
Una noce di luce chiama i miei occhi fuori dal finestrino, mentre distratta mi guardo intorno, su questo treno che anche ‘sta sera mi riporta a casa.Read More
Si allunga il giorno, si stiracchia sulla pelle del mondo, è solo un chicco di primavera che si fa strada, piano, sotto strati di gelo. -
Un’ora di inverno
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Il tempo degli schiavi
Mi è capitato di ascoltare in passato Silvano Agosti con un misto di curiosità e dubbio e attrazione. Con una dose di scettiscismo.
Oggi sono andata a cercarmi i suoi monologhi, li ho ascoltati con attenzione, e sento quale grande fondo di verità sta nelle sue parole.
Oggi, pensando a un’altra intera giornata lontana dai miei figli, fuori casa dalle 6:30 alle 19:30, oggi penso che abbia davvero ragione lui. -
Un film e 100 parole
Ultimamente guardo pochissima tv, ma qualche tempo fa, mentre pranzavo, un film ha attirato la mia attenzione: “Motherhood – il bello di essere mamma“, di Katherine Dieckmann e con Uma Thurman (alias Eliza Welch).Read More
L’ho guardato –come sempre, da quando ci sono i miei due adorabili discoli- a spizzichi e mozzichi, tra un gioco lanciato e un tentativo di rissa (tentativo quando va bene).
Un paio di cose mi hanno incuriosita, forse per un processo di identificazione (seppure tristemente non estetica): la protagonista è una mamma ultradistratta (ma qui è lei che non riesce nemmeno lontanamente a pareggiare i miei primati: che sarà mai salire le scale otto volte di fila perché si è scordato qualcosa o uscire in pigiama!), con un blog e la scrittura come passione e professione. Difficile però accordare questi ingredienti con la stragremita agenda di genitrice. Difatti il risultato è alquanto disastroso.
(altro…) -
Meno male che c’è gente come me
Ci son giorni che mi si aggroviglia qualcosa, dentro. Che sento forte -più forte- qualcosa che stona, che stride.Read More
Come quando vedo un uomo vestito di stracci che tenta di rubare in una mensa, forse una borsa, un portafogli, e arrivano due volanti di carabinieri.
Un uomo che, a vederlo, si direbbe possegga poco più che se stesso. Trasandato, sporco, malconcio, con la faccia segnata di un reduce di guerra.
Che parla male l’italiano. O forse parla male e basta. -
Stazione di cambio, beviamoci su
Ciao 2012, ciao.
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Ho salutato l’anno che ha preso il volo con una pacca sulle spalle, come si fa con i vecchi amici o con chi non ci ha voluto male.
L’ho salutato con un dispiacere piccolo e una lacrima che preme dietro la palpebra, un abbraccio impacciato a un compagno di viaggio con cui si è diviso un bel pezzo di strada. -
Cose che vanno, cose che tornano (e Auguri!)
C’era una volta il Natale. Quello delle buone intenzioni, degli occhi luccicanti, del ceppo più grosso dentro il cammino per scaldare la mezzanotte, quello dell’attesa che diventa festa.
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Poi ho scoperto che Babbo Natale non esiste (così dicono), che i doni li impacchettano negozianti frettolosi dentro centri commerciali iper affollati, che il rumore dei campanelli delle renne che sentivo la notte del 24 dicembre era tutto dentro i miei sogni impazienti.