In viaggio bisogna scrivere poesie.
Raccogli le parole in strada,
dietro lo spigolo bianco di un tramonto,
sulla linea retta che fa del mare una sfumatura più intensa del cielo.
Setaccia le parole
tra i grani di luce nel tuo cappello,
dividile dall’imbroglio delle nostalgie.
Desumile dalle traiettorie degli uccelli migratori
che s’assiepano sui fili della luce
– mentre anche tu vai via.
Districale dai nodi delle desinenze di novembre
dall’affanno della sua luce cruda,
delle ombre che si porta al collo
come grani di una litania.
Scova le parole sotto la ruota
delle tue scarpe
e spingile a dire
quello che non vorrebbero.
Tutto quello che non vorrebbero.
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