
Così, quando ho trovato un sito che consiglia 10 libri per diventare scrittore, ho acquistato e letto i primi tre che mi hanno ispirata:
- Conversazioni del vento volatore di Gianni Celati
- Storia di un romanzo di Thomas Wolfe
- Scrivere zen di Natalie Goldberg.
Tre autori, tre approcci completamente diversi alla scrittura, quella pratica sanguigna e bellissima che alle volte mi tiene sveglia di notte, altre, mi aiuta a dormire.
Lo scritto di Celati è un volo in planata sull’arte in generale, che sia letteratura, pittura, fotografia e cinematografia. I suoi sono spunti interessanti e analisi acute; parla dei suoi progetti con Italo Calvino e del suo amore per la scrittura lontana dagli ambienti accademici e dagli autori prezzolati.
Wolfe, al contrario, offre il ritratto dell’autore tormentato consapevole di aver preso su di sé il peso di una vocazione. Il suo osservare per raccontare è dettato da una fame onnivora e ancestrale, e il suo comporre è un processo straziante e totalizzante, che non lascia spazio per altro. La genesi del suo romanzo è anche la storia di un esilio (più o meno) volontario dal mondo, quasi un’auto condanna alla solitudine, un’auto esclusione dal mondo e da tutto ciò che non è arte.
Non si scrive soltanto per lasciare qualcosa di memorabile ma per esprimere se stessi, per capirsi, per trovarsi.
La scrittura è psicoanalisi, è ricerca, è liberazione. È una sete del mondo che non si estingue, è uno strumento di indagine e interpretazion della nostra esistenza e dell’esistenza del tutto.
Poi raccontarmi se avete trovato qualcosa di interessante.
Io comunque sto per fare il nuovo ordine in libreria…
Il jolly è: studiare. E poi sperimentare per trovare il proprio modo.
E voi che tipo di scrittore siete? Intellettuale dissidente come Celati, romantico e irrequieto come Wolfe o spirituale e meditativo come Goldberg?
Altri preziosi suggerimenti letterari al Venerdì del Libro di Homemademamma
Appiccicando si impara Next Post:
Invito alla fuga. Nei parchi di Copenaghen
Io amo scrivere ma non sarò mai una scrittrice, è un modo per arrivare al centro dei miei pensieri. Però ho una storia che vorrei raccontare, perché il mio viaggio tormentato non finisca dimenticato … magari prenderò qualcuno di quei libri per ispirarmi! A naso mi sento “zen” 🙂
tu potresti benissimo essere una scrittrice, se ti piace farlo e visto come ti viene bene! ma sia chiaro che nemmeno io oso definirmi tale… e io spero proprio , prima o poi, di leggere quella tua storia 🙂
C’è anche il narratore, lo scrittore che narra la realtà che conosce e non inventa storie. Non so in che categoria pormi, ma sono convinta che si diventi scrittori nell’esatto momento in cui si risponde ad un’urgenza e ci si rende conto che uno dei pochi momenti in cui si sta davvero bene e’ quando si scrive.
Buona fortuna a tutte noi.
raffaella
sì, è quella la frase chiave: si sta bene quando si scrive…
concordo in pieno!
[…] Bodo’ […]
Sono una scrittrice, non che io creda di esserlo in maniera egocentrica eh, paziente, che sa aspettare l’ondata emotiva giusta, l’ispirazione, il momento propizio e quando arriva cavalca l’onda munita di cuore e tastiera, lavorando a più non posso, negandosi svaghi e arginando il desiderio di scappare altrove, per portare avanti la storia.
Un bacione
…e che belli quei momenti in cui la penna (anzi la tastiera) sembra andare da sola!