Giochiamoci il Jolly: Blog di Fioly Bocca

Lo zen e l’arte di crescere

On: 17 Settembre 2013
In: la mia vita e io, sproloqui
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bimbi in un pratoAncora qualche giorno di mutua, poi è ora di tornare belli pimpanti al lavoro e alla vita di sempre, sei pronta?
Ehm, ni.
Non è che io mi sia proprio riposata, in queste tre settimane lontana dal tran tran, tra febbri, spaventi e ospedali. Di certo però, fino a quando polmonite non mi ha colta, mi sono concessa un lusso molto raro durante l’anno: stare coi miei figli. Non solo dargli da mangiare o metterli a dormire la sera, no, proprio viverli, quasi 24 ore su 24.

 

Dormire la notte noi tre in un letto, uno scalcia e l’altro chiacchiera nel sonno. Io in mezzo me li sento rotolare addosso, li sento cercarmi in un buio lontano da casa, che ancora non hanno imparato a conoscere.
Svegliarci insieme e fare colazione, litigare per un biscotto, uscire con gli zii (santi subito)  a cercare caprioli nel bosco. Sporcarsi piedi e mani, mille volte al giorno, correre nel prato a fare pipì. Mandare un bacio alla bisnonna nella sua stanza silenziosa, troppo stanca per chiacchierare con noi.

 

Mi sono ricordata di come sia una cosa da grandi, crescere. Una cosa che richiede fatica. È cadere mille volte e graffiarsi le ginocchia, chiedere alle bambine più grandi, vicine di casa, un po’ di giochi e attenzione.  È credere che il lupo cattivo è lontano nel bosco, ma forse non troppo lontano, chissà, forse non abbastanza per stare al sicuro. È sentire mille volte no, avere quel granchio dentro che ci fa urlare e scalciare, anche quando non vorremmo più. È chiedere scusa, a volte trovare il coraggio di disubbidire, per sperimentare. È non trovare le parole per spiegare che vorremmo proprio quel libro lì, o un abbraccio quando invece sappiamo di meritate un rimbrotto. È dover fare i conti con l’ assenza di papà che deve lavorare: proprio adesso, che saranno mai questi soldini.

 

È vedere tutti da sotto in su. È mangiare, lavarsi dormire quando vogliono loro. Che non vedono come è bello rotolarsi nella terra ADESSO, che vuol dire se abbiamo appena fatto il bagnetto, è adesso che qui in mezzo al fango si nascondono orsetti e gnomi. È fare di tutto per piacere a mamma e papà, ma non sempre nel modo che piace a loro.
Essere bambini è fare i conti con le paure che i grandi non capiscono più. 
È cercare nei loro occhi, indagare a fondo, per capire se riconoscono e capiscono tutta la magia che abbiamo nel cuore.

 

Il jolly è: tenere a mente la sfida. Non solo i giochi e la spensieratezza, ma anche la fatica

 

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6 Responses to Lo zen e l’arte di crescere

  1. Marzia ha detto:

    Io ho avuto un’infanzia molto più lieve di quella di mio figlio, con lui ho imparato che crescere può essere davvero un lavoro enorme e non smetterò mai di ringraziarlo per una lezione che ora di certo non dimenticherò mai.
    Che grande il mondo visto dal basso, eh!

  2. mammamari ha detto:

    Favoly, i tuoi pensieri come un tarlo… Questo tuo post scritto con gli occhi e il cuore di un bambino aiuta a fermarci e a chinarci per ascoltare i nostri figli.
    E poi lanci lì la storia del vivere i propri figli, splendida luce che interrompe giorni fatti di cene e messe a letto. Bellissimo saperti in questa fase h 24 con gli splendori, ti abbraccio e ti auguro buoni giochi : )

    • Fioly ha detto:

      grazie cara. passare le giornate interamente con loro (adesso un po’ meno perchè sono ancora in fase di ripresa post ospedaliera) è la cosa più faticosa e appagante al mondo. bisogna reimparare a vivere nel presente

  3. Sandra ha detto:

    Pazzesco come ci si dimentichi della fatica di star dietro ai grandi e ce lo ricordino loro, magari con certe proteste che ora ci fanno arrabbiare.
    Spero che tutto sia davvero alle spalle e pure per sempre, ti rinnovo i miei auguri sinceri.

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