Giochiamoci il Jolly: Blog di Fioly Bocca

Un film e 100 parole

On: 27 Gennaio 2013
In: sproloqui
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mamma e due bimbi

Ultimamente guardo pochissima tv, ma qualche tempo fa, mentre pranzavo, un film ha attirato la mia attenzione: “Motherhood – il bello di essere mamma“, di Katherine Dieckmann e con Uma Thurman (alias Eliza Welch).
L’ho guardato –come sempre, da quando ci sono i miei due adorabili discoli- a spizzichi e mozzichi, tra un gioco lanciato e un tentativo di rissa (tentativo quando va bene).
Un paio di cose mi hanno incuriosita, forse per un processo di identificazione (seppure tristemente non estetica): la protagonista è una mamma ultradistratta (ma qui è lei che non riesce nemmeno lontanamente a pareggiare i miei primati: che sarà mai salire le scale otto volte di fila perché si è scordato qualcosa o uscire in pigiama!), con un blog e la scrittura come passione e professione. Difficile però accordare questi ingredienti con la stragremita agenda di genitrice. Difatti il risultato è alquanto disastroso.

Questo il punto: farci stare tutto, in 24 ore. Soprattutto se vuoi anche viverti un po’ quegli ometti che ti crescono accanto, ché come dice Eliza Welch “la fanciullezza dei tuoi bambini sembra eterna e invece dura un battito di ciglia”. In effetti, ecco che già mi sale l’ansia.

Ma l’ansia me l’ha fatta venire anche un’ altra frase, pronunciata dal marito della blogger, che è riuscita –nella sua spietata chiarezza- a sovrastare le grida dei miei figli: “Come fai a non sapere che sei ANCORA una bella donna?”.

Ecco, è quell’ANCORA che mi ha fatto gelare il sangue nelle vene. Considerato che la donna in questione ha pressappoco la mia età e in più è Uma Thurman.
Dunque quando sfioriamo i 40 dovremmo essere grate a chi ci assicura che ANCORA non siamo da buttare? Che qualcosa si salva appena, nel bel mezzo della decadenza incombente?
Dico un chiaro e forte NO a questa irritante insinuazione: sento di aver diritto a qualche altro anno di complimenti più o meno sinceri, senza quella orrenda parolina conficcata in mezzo alla frase, fastidiosa come una scheggia di frassino sotto l’unghia. Oh. In alternativa, ben venga il silenzio.

Che in più se sei mamma con due nani da rincorrere o aggrappati al collo tipo collo di astrakan (ECOLOGICO) in movimento, il top del tuo look saranno ciabatte o scarpe da ginnastica, un paio di jeans o altre braghe slabbrate e la maglietta sporca di bavette o di pappe. A completare la dimessa immagine, una postura con schiena ricurva, tipo mondina vercellese, e un carico di borse e borsoni che manco Paris Hilton dopo lo shopping.

Comunque, mie care mamme, oltre alle sfighe c’è di più. Difatti Eliza Welch ha provato a spiegarcelo partecipando al concorso “Cosa vuol dire per te essere madre in 100 parole” (o erano 500?). Inizialmente aveva cominciato così il componimento:“è il dono di Dio al genere femminile”. Ma su questa affermazione si potrebbe aprire un dibattito. Anche la regista l’ha capito (NB è donna) e ha fatto sì che la protagonista stracciasse il foglio.

Non so poi cosa abbia scritto perché a quel punto, con un’abile vomitata, Eliandro ha portato sull’1 a 0 il match nani-tv, e mi sono persa il finale (ricordo che una cosa bella l’ha detta ed era qualcosa come “Impara dai tuoi figli a goderti il presente”. Sacrosanto). Così ho provato a dirlo io, cosa vuol dire per me essere mamma. Rigorosamente con 100 parole (contare per credere).

Essere mamma è un contratto a tempo indeterminato con la paura. È il raso delle guance e il profumo di biscotto dei capelli. È non avere più agende senza scarabocchi né libri con tutte le pagine intere. È un lancio senza paracadute, la promessa di un Mondo tutta in un abbraccio. È perdere se stesse per ritrovarsi più in là, con meno tempo ma molta più vita. È il sorriso che scappa sotto le occhiaie, è il più incasinato dei mobili Ikea senza libretto delle istruzioni . Essere mamma è  una danza senza coreografia. È certamente LA SOLA schiavitù felice.

Il jolly è: vietarsi di guardare film in cui la protagonista è una tua coetanea strafiga che si lamenta di rughe e cellulite
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14 Responses to Un film e 100 parole

  1. […] Il sabato sera, prima Il sabato pomeriggio ti chiamano gli amici: “Ehi che fate stasera, vi va una pizza e dopo magari concertino in un localino appena inaugurato?” Perché no, per questa sera non avevamo nessun programma. Poi si esce e tu ti immedesimi in Uma Thurman (prima del ritocchino) che balla con John Travolta in Pulp Fiction. Il sabato sera, dopo Ti chiama un’amica il lunedì: “Senti, sabato festeggiamo il mio compleanno con una cena, venite?” “Ehm, veramente non saprei, oggi Giacomino aveva la tosse, non vorrei peggiorasse, e Carolina sono due giorni che fa la cacca molle, non so se è il caso di farle prendere aria… “Sì, ma sabato è tra poco meno di una settimana… ” “Appunto, magari peggiorano.” Riagganci e ti immedesimi in Uma Thurman (ancora prima del ritocchino ma decisamente provata) in Motherhood – Il bello di essere mamma. […]

  2. Marta ha detto:

    Questo post casca a fagiolo … Giusto ieri mi sono comprata in bel paio di scarpe col tacco e mi sono concessa una nuotata in piscina. Siamo mamme migliori quando troviamo un po’ di tempo anche per noi. Spero di riuscire a vedere questo film … Anche io a tappe ovviamente!!!

    • Fioly ha detto:

      concordo in pieno! è giusto fare di noi persone divertenti e piene di interessi… anche per no nostri figli.
      dunque… evviva le scarpe col tacco!

  3. gaia ha detto:

    Quanto sei bella!
    Torno da te dopo il bel commento che mi hai lasciato e trovo questo post qua… mi hai emozionato!
    Grazie…

  4. Flavio ha detto:

    Papà

    E’ l’incontro di due mani che si stringono l’una nell’altra, per farsi coraggio, per una passeggiata ed una altalena di emozioni lunga una vita.
    E’ la certezza che sarà sempre prima un loro e mai più un io, forse un noi, e che in queste tre lettere c’è tutto l’amore che potrai donare e tutta la forza di un legame che non si spezzerà.
    E’ quella stanchezza infinita che si dimentica con un abbraccio che passa il cuore come un vento primaverile, portando con se brividi e speranze per quel che verrà e che non conosciamo.

  5. verdeacqua ha detto:

    100 parole che diventano poesia!

  6. mammamari ha detto:

    Con questa tua poesia può adesso cominciare il lunedì, essere mamma e essere in maternità per la nostra terza nascita significa veder volare il tempo, rimanere meravigliosamente e stancamente fagocitati nei ritmi favole, canzoni, giochi, aerosol, docce, tutti moltiplicati per tre e ritrovarsi al venerdì con la gioia di poter finalmente condividere tutto questo e il resto con il compagno.
    Leggendoti ho ripensato al n di ciabatte consumate nei miei ultimi 4 anni e alla stranissima sensazione che a volte provo nell’uscire con le mani vuote se non c’è almeno un figlio con me.

    • Fioly ha detto:

      quindi se non ho frainteso hai avuto tre figli in quattro anni? non posso che inchinarmi e riconoscere umilmente che ho tutto da imparare. se ti va, quando hai voglia e tempo raccontami qualcosa. intato un abbraccio!

      • mammamari ha detto:

        Grazie! Un abbraccio pieno di gratitudine a te che riesci a narrare in maniera splendida le innumerevoli sfumature della genitorialità.
        P.S. Hai afferrato bene, tre figli in 4 anni…

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